Fumare? Meglio se un po’ meno. Bere? Con moderazione è la via migliore.
Epperò dire questo e voler in qualche modo eliminare il vizio sono due cose ben diverse. Siamo reduci da due posizioni molto radicali, della Dottoressa Viola che raccomanda quota 0 bicchieri come unica porzione “sicura” di vino; e del ministro Schillaci, che sul fumo afferma: “Per curare i tumori spendiamo il doppio di quanto incassiamo con le accise“.
E qui francamente io non ci vedo grande preoccupazione per le nostre sorti o ansia per la nostra salute. Ci vedo invece gli strascichi dell’ideologia che ci portiamo dietro dagli anni di Covid.

Da un lato c’è questa attenzione maniacale che vede il corpo come una macchina: attento a ciò che ci metti dentro! Devi funzionare! Devi essere efficiente! Guai a non funzionare al 100%, pena l’essere accompagnato all’uscita in vari modi.
E poi c’è anche l’idea del malato come colpevole, ve la ricordate? “Maledetti runner“, “dannati giovani“, “Navigli in subbuglio per l’aperitivo!“. Eccola l’idea che si debbono curare i sani a costo dello svago, financo demonizzare i perfidi untori. Nemmeno lì c’era una grande preoccupazione per la salute, c’era l’idea che se hai un certo tipo di comportamento (uno normale, non per forza estremo) sei a rischio ed è colpa tua.
Il sillogismo è questo: ti “procuri” la malattia, gravi sullo Stato, quindi devi pagarti le cure perché pesi sulla collettività.
Non ti vaccini? Ti ammali e pesi sulla collettività. Dimenticando, come nel caso dei fumatori, che le cure sono ben pagate, visti tutti i soldi che incassa lo Stato dai pacchetti venduti.

Bere un po’ meno. Fumare il meno possibile, per carità. Quest’idea di eliminare il vizio però è molto totalitaria. Diffido da chi non ha qualche vizietto e da chi non allenta mai le maglie.
Anche perché ci rende quello che siamo: umani.