Sui suoi profili Twitter e Facebook Diego Fusaro ha pubblicato una vignetta che ha fatto molto discutere, ma che dice molto sui tempi che stiamo vivendo. C’è un orso arrabbiato che mostra i denti a un povero ucraino, con sopra la scritta ‘preghiamo per l’Ucraina’. Ma se usciamo dall’ottica della telecamera, vediamo che il cameraman non aveva inquadrato tutta la scena: nella realtà c’è l’ucraino con in mano il forcone e l’orso che non è altro che una mamma-orsa che sta difendendo i propri piccoli da tutta una schiera di soggetti (Stati Uniti, Nato e Regno Unito) che vogliono entrare nella sua caverna.

“La vignetta dà il senso di quello che oggi sta accadendo nel mondo: un mainstream che mette le telecamere solo su una porzione dell’informazione e vuole convincere tutta la massa che la verità è quella porzione inquadrata”, spiega Fabio Duranti.

E Diego Fusaro chiarisce il perché della sua scelta e il significato profondo nascosto dietro quelle immagini: “La vignetta dimostra come le immagini non ci restituiscono mai la realtà, bensì frammenti di essa, svolgendo quindi una parte intrinsecamente ideologica perché presentano il frammento come fosse l’intero”.

“Se fai vedere solo l’immagine dell’orso che mostra i denti all’ucraino sembra che ci sia un’aggressione inaudita a senso unico; se poi invece guardi la realtà nel suo complesso, ti accordi che quel frammento chiede di essere contestualizzato, per cui quell’orso in realtà sta cercando di reagire, nella fattispecie, alla Nato, che dagli anni Novanta sta provando a occupare territori che erano dell’Unione sovietica e che mira a entrare nella caverna, ossia a Mosca, e a occupare il Cremlino, piazzando magari un fantoccio atlantista e liberale scelto da Washington“.

“Quindi, nella società dello spettacolo, bisogna lavorare decostruendo l’immagine, attraverso il diritto di critica, che oggi è anche critica dei discorsi e delle immagini che la società produce. Questo è un compito cruciale che dobbiamo esercitare. Con questo non stiamo dicendo che la Russia è innocente e immacolata, ma che come in una rissa, la colpa massima è del primo che mena le mani: in questo caso Washington e non il Cremlino”.