Torniamo indietro nel tempo fino all’edizione del 1950. La prima edizione post bellica si disputa in Brasile. Già all’epoca il popolo verdeoro concepiva il suo calcio come superiore dal punto di vista estetico rispetto a tutti gli altri. Quel 16 luglio doveva esserci un destino predisposto.

Il Maracanà ospitava quel giorno oltre 200mila spettatori che ormai da giorni stavano festeggiando, così come le autorità politiche si stavano già vantando del titolo, per non parlare dei giocatori che avevano ricevuto l’orologio d’oro celebrativo per i Campioni del Mondo in barba a qualsiasi scaramanzia o cautela per il rispetto delle formalità. Pensate che l’orchestra che avrebbe dovuto suonare l’inno dei vincitori non possedeva l’inno nazionale uruguagio. A considerare una formalità la vittoria del Brasile dopo i 90 minuti erano gli stessi calciatori dell’Uruguay.

Tra l’altro quella era l’unica edizione della Coppa del Mondo assegnata non per mezzo di una finalissima ma in base al massimo punteggio raggiunto dopo il secondo girone all’italiana. Quel giorno il Brasile poteva anche pareggiare. Brasile che al minuto 2 della ripresa passa anche in vantaggio con gol di Friaça. Il pubblico locale balla, canta e si scatenano pure dei fuochi d’artificio. Al 61′ però l’Uruguay pareggia continuando a giocare il proprio calcio che abbina qualità e cinismo tattico oltre alla tempra agonistica: così disse anche Gianni Brera. Ma al Maracanà si attende solo il fischio finale per far esplodere la festa, nonostante il pareggio.

Al minuto 80′ Alcide Chiggia se ne va sulla destra, guarda in mezzo, ma poi batte sul primo palo tra il portiere Barbosa e il palo stesso siglando l’1-2. Piomba il silenzio. Qui al destino di un paese intero (pensiamo ai tre giorni di lutto decretati dalle autorità brasiliane) si sovrappone quello di un uomo: Moacir Barbosa. Il mitico portiere fa un passo di troppo al lato del destino sull’azione del raddoppio dell’Uruguay. Tanti brasiliani per quella tragedia si tolgono la vita, altri hanno una serie di malori che li porteranno a morire sugli spalti e tanti altri cadranno in depressione. Un solo uomo però sarà accusato di essere il colpevole di quella tragedia.

Da quel pomeriggio in poi il portiere è come se vivesse una vita sospesa. Nel 1993 qualcuno avrebbe voluto invitarlo a visitare il ritiro della Nazionale che avrebbe disputato la Coppa del Mondo del 1994 negli USA, ma si fece in modo di non farlo andare perché Barbosa era uno che letteralmente ‘portava iella‘. Alcide Ghiggia disse: “Solo tre persone hanno zittito il Maracanà: il Papa, Frank Sinatra e io quel pomeriggio“. Barbosa invece fu costretto sempre a ripetere: “Da 50 anni sto pagando per un crimine che non ho mai commesso“.