Roma deferita dalla Procura Federale. L’indagine appena aperta dalle autorità riguarda il comportamento di alcuni tesserati del club giallorosso (nello specifico calciatori) nel corso dei festeggiamenti andati in scena ieri per il successo in Conference League.

Durante il tragitto del corteo romanista da Trigoria al Colosseo alcuni giocatori avrebbero esclamato cori offensivi nei confronti di squadre e tifoserie avversarie. La violazione contestata è quella dell’art. 4 del codice di giustizia sportiva, ovvero il mancato rispetto dei principi di lealtà, probità e correttezza sportiva. Il discorso è sostanzialmente identico alla procedura aperta dopo la vittoria dello scudetto da parte del Milan.

Il punto della situazione con l’avvocato Afeltra in diretta

Nella stagione 2007-2008 per la prima volta accadde una cosa del genere. In quella circostanza l’Inter vinse il campionato e il Milan vinse la Champions League. Un calciatore rossonero scrisse una cosa molto pesante sul pullman dei festeggiamenti. Il Milan fu multato insieme al giocatore. Nel caso della Roma, senza voler fare il difensore dei giallorossi, la situazione è leggermente diversa a mio avviso. Perché una cosa è insultare un altro affiliato e quindi violare la lealtà o la correttezza. Il discorso è diverso davanti a frasi molto frequenti in cui purtroppo si manda a quel paese i tifosi avversari. A mia memoria non ho mai visto una multa ad una società perché i propri calciatori mandano a quel paese i tifosi avversari. Il giocatore è un tesserato di una società che a sua volta è affiliata alla federazione. Il tifoso invece, che compra il biglietto e partecipa ad un evento sportivo, crea nel club la responsabilità soggettiva. Quindi bisogna verificare se mandare a quel paese una squadra avversaria sia ritenuto nella giurisprudenza federale un atto di violazione di lealtà e correttezza. Questa è la mia idea“.