Cinque minuti che sono un coacervo di citazioni, con tanto teatro in mezzo, a base di irrisolti dubbi e moviolisti più disorientati del Vitangelo Moscarda di “Uno, nessuno e centomila”, laddove il rigore sembra solare se visto dal settore ospiti, scandaloso per il pubblico di casa, un po’ leggerino da Marelli in giù. Si attende la prima sentenza come il giudizio sul naso del protagonista pirandelliano.

Per la seconda, vale a dire la ripetizione del tiro dal dischetto, va chiamato in causa il Godot di Beckett: Irrati e Mazzoleni, come Vladimiro ed Estragone, si palleggiano un’attesa il cui esito plano per la seconda volta sul dischetto, dove torna Calhanoglu, con un trolley di tensioni sulle spalle. 

Non fosse che per l’esito alla fine differente, ci verrebbe in mente anche un monologo di Paolo Rossi, su un doppio rigore di Evaristo Beccalossi durante una partita di coppa di qualche decennio fa. 

Insomma, non si è giocato moltissimo, ma quando abbiamo detto che sarebbe andato in scena il Derby d’Italia, Juventus e Inter ci hanno preso alla lettera. 

Paolo Marcacci