In tempi di guerra e propaganda può accadere anche che ragazzini, con la sola colpa di essere russi, siano vittime dei media mainstream. La potenza di fuoco delle testate giornalistiche occidentali non ha risparmiato il pilota russo Artyom Severyukhin. 15 anni, vincitore della prima tappa del Campionato Europeo di kart, è stato colpito dal fuoco incrociato di giornali, tv, siti internet, social perché avrebbe fatto il saluto romano durante la premiazione della manifestazione sportiva svoltasi a Portimao.

Le immagini lo ritraggono sul gradino più alto del podio, mentre si batte il petto e poi alza il braccio verso il pubblico scoppiando nel frattempo a ridere. Sullo sfondo, le note dell’inno di Mameli. Il giovane russo, che corre con licenza tricolore a causa delle sanzioni legate alla guerra in Ucraina, ha subito chiarito: “Non avevo intenzione di fare gesti nazisti”. Non è comunque bastato a evitargli la cacciata dal team “Ward Racing”, oltre alla pubblica gogna e quello che ancora dovrà seguire.

Nessuna certezza sulle reali intenzioni di un ragazzino che gode comunque di un’età delicata per poter essere tacciato di nazismo. Tra l’altro “questa notizia in un mondo normale non se la sarebbe filata nessuno”, come commenta il fotoreporter Giorgio Bianchi, voce autorevole di ciò che sta accadendo, 8 anni orsono, nel Donbass. In diretta con Fabio Duranti, il documentarista ha sottolineato l’azione manipolatoria dietro operazioni mediatiche di tale fattezza, che tendono a fare 1 a 1 sugli estremisti del mondo, dimenticando che non c’è e non può esserci alcun paragone con organizzazioni come il battaglione Azov.
Ecco l’intervento a Un Giorno Speciale, con Francesco Vergovich.