“Con l’euro lavoreremo un giorno in meno guadagnando come se lavorassimo un giorno in più”. 1999.
Rallentamento generalizzato della ricchezza pro-capite, crollo della produzione industriale, crollo del risparmio. 2022.
In molti provano a giustificare il bilancio impietoso dell’Italia europea con la crisi del 2008, dimenticando però che tra tutti siamo il paese che ha pagato il prezzo maggiore delle politiche comunitarie, e seguendo a mo’ di dogma la ricetta “tasse e sacrifici” elevata a panacea di tutti i mali.
Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico”, diceva il primo ministro inglese Winston Churchill, ma non serve una tale firma per spiegare i dati impietosi mostrati in diretta dal finanzialista Valerio Malvezzi in diretta a ‘Un Giorno Speciale’. Del resto affidare le proprie risorse a un sistema di banche private cui l’Unione Europea fa solo da tramite è un sistema tutt’altro che irrinunciabile per i risultati che vediamo in questi grafici.

Un declino decennale

Tutti i paesi con il modello precedente avevano una crescita notevole che si arresta nel Post-Euro, l’Italia a differenza degli altri ha avuto addirittura un danno nel PIL Pro Capite“.

Crollo della produzione industriale

Dalla crisi finanziaria l’Italia non si riprende più. Il dato che è interessante notare è che dopo la crisi finanziaria del 2008, gli Stati Uniti a differenza di tutti gli altri riprendono a crescere. Perché? Perché l’Italia ha seguito la ricetta della cosiddetta “spending review”, sacrifici e riforme e il risultato è questo. Gli USA hanno fatto una politica espansiva e i risultati sono altri“.

Crollo del risparmio: il più drammatico dal 1991 è quello italiano