L’emergenza sanitaria, ormai in auge da quasi due anni, ha evidenziato la fragile struttura sanitaria del nostro Paese. Nonostante l’Italia ha sempre goduto di una buona reputazione in tal senso, le fragilità del sistema sanitario nazionale sono presto venute a galla durante l’aggravarsi della pandemia. Debolezze che, a quanto sembra, sembrano essere state in qualche modo ‘nascoste’ dalle Istituzioni governative dietro alla promessa di equilibri economici e sociali, però mai testimoniati realmente dai cittadini italiani.

Tagli alla spesa pubblica e mancati investimenti sono solo la punta dell’iceberg di un Paese che ormai “non può avere futuro“. Così afferma l’economista Valerio Malvezzi e, tramite dati certificati e grafici specifici, ci ha mostrato in diretta il percorso seguito dal nostro Governo che avrebbe portato, sempre secondo Malvezzi, alla ‘distruzione del paese’.

Ecco l’intervento completo in diretta a “Un giorno speciale”, con i commenti di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

Istruzioni per distruggere un paese

Com’è variata la spesa pubblica nei principali Paesi Europei in 25 anni?: se noi osserviamo quello che è successo, vediamo che ci sono dei paesi che hanno fatto dei forti tagli come ad esempio la virtuosissima Germania ma il più virtuoso di tutti è l’Italia, in una logica del pensare che io non condivido, questi sono dati ufficiali Eurostat. Noi abbiamo tagliato, come complesso, del 10% la spesa pubblica in termini reali sul PIL. Uno Stato serve per dare servizi, se no lo Stato non serve.

Dove si sono effettuati i maggiori tagli della spesa pubblica in Italia: dopo essere stati i più virtuosi, dove abbiamo tagliato? Nel periodo degli ultimi 12 anni, nel 2009 c’è stata la cosiddetta crisi finanziaria, noi abbiamo tagliato delle cose. Quanto e che cosa? Nei servizi generali il 27%, nella difesa il 14%, nell’ordino pubblico il 10%, nell’agricoltura il 50%, nei trasporti il 20%, nell’ambiente il 100%. Mi spiegate perché adesso bisogna prendere i fondi europei per fare il Green? Lo dico così perché mi sembra di essere un marziano. Nella biodiversità abbiamo tagliato il 50%, nei servizi ospedalieri il 15% e nell’istruzione il 52% e qui entro nell’argomento. Una volta si chiamavano elementari, medie e università. In tutto il canale dell’istruzione abbiamo tagliato più del 50%. Questo è ciò che abbiamo fatto per ottemperare alle cosiddette ‘Riforme di Bruxelles’. Se voi mi dite di investire sul Green e poi dobbiamo vedere che negli ultimi dieci anni abbiamo fatto l’opposto di quello che mi dite e adesso dobbiamo mettere la testa nel cappio dei fondi speculativi privati di un sistema finanziario europeo… Non era più sensato utilizzare la nostra finanza pubblica come facevamo negli anni ’70-’80 per fare quelle cose? Scusatemi ma tutto questo è creare le condizioni perché un paese non possa avere futuro.

… E sulle aree strategiche per il Pese cosa si è fatto?: qui io lo chiamo ‘il problema della linea viola’. Dati aggiornatissimi 2021, questa è la correlazione di tutta la storia italiana dal 1960 al 2020 del problema avanzo primario, saldi ecc.

Dei tre principali aggregati ossia difesa nazionale, istruzione e cultura e azione e interventi nel campo economico. Soffermiamoci sulla linea viola che è la spiegazione dell’Italia e sono gli interventi in campo economico. Quando diciamo che negli anni ’60-’70 creavamo il risparmio, vediamo che la linea viola è un 25 – 40 % cioè andavamo da un 25 – 40% sulla totale della spesa pubblica a sostenere l’economia. Se andiamo a vedere quello che succede negli anni arriviamo a un 5% e mancano ancora gli ultimi anni. Noi dagli anni ’70 fino ai primi anni ’80 facevamo azione e interventi in campo economico poi è cambiata la rotta: è arrivato il modello di pensiero del neoliberismo puntando tutto sulla finanza. Abbiamo detto agli Stati di non intervenire sull’economia, che il mercato si regola da sé, abbiamo tagliato il sostegno degli Stati nel mondo economico ed ecco che, guarda caso come ho fatto vedere in altri grafici, è proprio dagli ’80 che si inverte il risparmio degli italiani.