È una domenica di pioggia a Firenze, sotto il temporale che incombe su Piazzale Michelangelo brillano una stuola di ombrelli, domina il colore rosa. Si alza dalla vasta folla la voce delle donne, la maggioranza assoluta, per rivendicare il ruolo centrale del “femminile” nella società italiana e allo stesso tempo manifestare il proprio dissenso contro la logica del Green pass. La manifestazione “Venere Vincerà” organizzata dal vicequestore, ora sospesa, Nunzia Alessandro Schilirò era attesa alla prova sul campo. La risposta è stata partecipata e superiore alle previsioni.

La pioggia battente non ha infatti fermato le donne provenienti da tutta Italia pronte a scendere in piazza nonostante le avverse condizioni climatiche e la scarsa copertura mediatica dell’evento. Difficoltà riscontrate anche nella raccolta fondi per finanziare la manifestazione e il ritiro all’ultimo minuto dei finanziatori. La grande partecipazione nonostante tutte le criticità afferma l’esistenza di una voglia reale di politica intesa come partecipazione ed impegno, la volontà di essere coscientemente cittadini.

Nunzia Alessandra Schilirò ai microfoni di Fabio Duranti per “Un giorno speciale”

“Abbiamo fatto questa manifestazione nonostante la difficoltà. Siamo state abbandonate da chi doveva finanziarci la manifestazione, poi abbiamo avuto problemi tecnici. Poi abbiamo scoperto che nessun cellulare era collegato alla rete internet. Per fortuna abbiamo le immagini perché un amico ha fatto un video. C’erano una marea di donne e anche molti uomini. Abbiamo sottovalutato la capacità dell’impianto perché avevamo chiesto un impianto per 50mila persone ma la gente arrivava anche nelle strade limitrofe, nonostante il maltempo.

La manifestazione non era femminista, era per riportare l’energia femminile, i valori di pace, amore, dignità, libertà, tutto quello che oggi un po’ si è perso non solo per il Covid. Questo attimo e momento di unione servirà per poi unirci a tutti gli altri movimenti che dissentono per fare veramente la differenza perché da soli non si va da nessuna parte. Il problema è sempre di comunicazione. Della nostra manifestazione non hanno parlato, altri hanno detto che erano 5mila. In realtà eravamo oltre 60mila. E le telecamere della piazza e i microfoni non funzionavano. Quello che mi colpisce non sono tanto le critiche. Mi stupisce che tantissima gente usa il mio nome, compaiono locandine con il mio nome… Quella è la cosa che mi dà più fastidio.

Le persone chiedono tre cose. Sono assetate di informazioni e mi chiedono di mandar loro articoli e atti. Poi vogliono cultura. Io faccio uso di citazioni: se ci sono cose che dico che sono già dette da altre, è giusto che io lo dica. Infine chiedono politica. Mi è capitato di scambiare diverse battute con persone e mi hanno chiesto se io avessi votato. Io ho sempre votato, sono morte delle persone per questo. La maggior parte delle persone presenti in quella piazza hanno disertato le urne perché mi dicevano che non sapevano chi votare. Tantissima gente mi chiedeva di fare politica ma io non l’ho mai neanche pensato. Mi ha colpito questo perché c’è un bisogno disperato di voltare pagina. C’erano molti colleghi presenti in piazza ma siccome punirne uno per educarne cento, loro preferiscono restare dietro le quinte”