Davvero tutto senza eccezioni sembra lasciar intendere che la nuova emergenza sarà in un futuro non troppo remoto di ordine climatico. La nuova emergenza prevederà misure emergenziali che per molti versi saranno analoghe a quelle che abbiamo visto nell’emergenza epidemiologica. L’emergenza è divenuta la nuova normalità. Più precisamente, l’emergenza perpetua si è mutata in una nuova razionalità politica che viene gestita dal blocco anarchico neoliberale ad usum sui.
Le classi dominanti utilizzano l’emergenza per governare meglio le popolazioni, per fare le riforme di cui hanno bisogno loro e per ristrutturare integralmente la società, la sanità e la politica. Questo è il secreto l’emergenza.
L’ex BCE Mario Draghi ha per altro asserito l’analogia tra crisi epidemiologica ed emergenza di tipo climatico, ponendo in evidenza la relazione nient’affatto secondaria tra le due se non altro di ordine temporale.

“L’emergenza climatica non è meno grave di quella epidemiologica” ha asserito l’unto dei signori. E in questa stessa direzione pare andare il ritorno in scena immancabile della piccola e immarcescibile Greta Thunberg. Il ruolo di quest’ultima consiste nel denunciare l’emergenza e prospettare soluzioni che rientrino nell’ordine governamentale del potere dominante di ordine neoliberale. Chissà ancora come interpretare l’incontro tra Mario Draghi e Greta Thunberg che si è tenuto proprio in Italia. Ci sembra ragionevolmente di dover affermare che l’emergenza durerà assai a lungo: si cristallizzerà anche in una nuova normalità e si muterà sempre di nuovo in nuove figure dell’emergenza stessa, come quella climatica.

Dovrebbe essere ormai chiaro, per non altro visto che viviamo in una situazione di emergenza perpetua dal 2001, dalla caduta delle Torri Gemelle. L’emergenza per l’ordine neoliberale del turbo capitalismo apolide non è una perturbazione accidentale, bensì è condizione essenziale di esistenza e riproduzione, il fondamento di un nuovo paradigma governamentale di gestione delle cose e delle persone, la base solidissima di una nuova razionalità politica che necessita dell’emergenza infinita per mantenere vive le infinite misure di emergenza e dunque per la riorganizzazione autoritaria e verticistica del modo della produzione.

Che sia l’emergenza terroristica, finanziaria, sanitaria o prossimamente quella climatica, la ratio ultima dell’emergenza rimane sempre la stessa: porre a rischio la vita e giustificare le misure inaccettabili, quelle che in una situazione di normalità verrebbero respinte dalla popolazione e che invece vista la situazione di emergenza e di pericolo per la vita vengono accettate, anzi subite, con una resa colma di gratitudine.

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