Tra i “meriti” del Covid rientra sicuramente l’aver portato alla luce pregi e difetti della medicina in Italia. Al centro dei discorsi quotidiani è finita la tanto bistrattata sanità pubblica, tagliata dai Governi che si sono susseguiti negli ultimi anni e messa all’angolo da politici che hanno dichiarato l’inutilità dei medici di famiglia. Più in generale l’emergenza legata all’epidemia ha aumentato l’attenzione intorno alla materia della salute, esasperando l’interesse verso la cura e la prevenzione dalla perfida malattia.

Il dibattito politico e mediatico spesso ha visto come protagonista i famigerati protocolli del Ministero, a cui i dottori sono legati a tal punto che non si ritrovano ad avere responsabilità se li seguono ma il paziente subisce pesanti conseguenze. Una logica perversa maturata ben prima dello scoppio della pandemia, come ha spiegato in diretta il dottor Andrea Stramezzi. Il medico che promuove l’uso delle terapie domiciliari precoci è intervenuto ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich a Un Giorno Speciale.

“Le linee guida e i protocolli nascono e vengono introdotti se non sbaglio dal Governo Prodi. E fino ad allora chi studiava medicina si trovava a doversi confrontare con la patologia del paziente da subito col paziente in persona. Quindi capirlo, studiarlo, visitarlo. E cercare di capire come poter aiutare, migliorare la sua sofferenza e come affrontare la sua patologia o le sue patologie.

Quindi dover ragionare con la sua testa in scienza e coscienza, utilizzando gli strumenti che gli erano stati insegnati. E ovviamente anche la letteratura scientifica, gli aggiornamenti, ecc… Oggi come oggi no. Oggi come oggi esistono le linee guida e i protocolli, per cui il medico non deve più ragionare. Non ragiona più, non cerca più di spendersi, di mettersi in gioco e cercare di trovare delle soluzioni.

Il medico che utilizza il protocollo e le linee guida è tutelato, indipendentemente da come andrà il paziente. Se io sto alle linee guida e il paziente muore io non ho responsabilità. Se io esco dalle linee guida e lo salvo, ma magari ha una piccola conseguenza io rischio tantissimo. Questa è una follia, una massificazione della medicina, una computerizzazione della medicina”.