Fischi all’inno nazionale, insulti razzisti e aggressione ai sostenitori italiani dopo la finale dell’ Europeo. La partita Italia-Inghilterra rivela l’ipocrisia del politicamente corretto. Il comportamento dei tifosi e della squadra inglese dopo la sconfitta pone in evidenza il tema di un fair play di maniera e le contraddizioni insite nelle nuove narrazioni politiche all’interno dello sport. Fabio Duranti smaschera la progressiva egemonia della politica sul significato degli eventi sportivi.

Dal movimento politico Black Lives Matter alle narrazioni globaliste lo sport rischia di perdere il suo ruolo unitario di rappresentazione nazionale per assumere il carattere di fattore divisivo e vincolante ad un’univoca lettura della realtà. Sacrificando il ruolo della nazione, i giocatori rischiano di divenire testimonial di un nuovo rituale laico frutto di una visione politicamente orientata.
Duranti lancia il suo appello alla trasmissione “Un giorno speciale” contro la strumentalizzazione politica dello sport.

Ho seguito la vittoria dell’Italia dell’Europeo. Ci sono molte cosa da dire. Ci sono questioni veramente da capire dei comportamenti umani. L’episodio dello sport è stato piuttosto grottesco. In una partita di calcio ci sono due squadre che si affrontano e vince il migliore, tante volte il più fortunato, ma farne questioni politiche. La storia dell’inginocchiamento ormai è stata capita anche dai più stupidi, credo che siano rimasti quattro gatti veramente con il famoso neurone solitario che gli gira per la testa.

Il problema è che gli inglesi, i più grandi inginocchiatori del mondo, perdono una partita, fischiano all’inizio l’inno d’Italia – il paese del fair play – i tuoi giocatori di colore sbagliano i rigori e vengono massacrati, il razzismo più totale, ti togli la medaglia dal collo uscendo. Hai perso, peraltro giustamente, perché l’Italia ha giocato meglio e ti togli la medaglia, poi fuori dallo stadio botte da orbi agli italiani. Devo dire questa volta per fortuna, io ero un poco impaurito dalla partita perché nei giorni precedenti alla partita abbiamo avuto i portatori di sfiga, quelli che alimentano il karma. Chi? Ursula Von Der Leyen, avevo paura: ecco qui i politici che ci faranno fare la fine del povero Berrettini obbligato a mettere la maglia di Black Lives Matter ed è diventata una questione politica, guarda lì come è finita, poi anche lui bravissimo ma l’altro è un mostro ovviamente ma poteva giocarsela. Io credo al karma, a queste cose, quello che deve essere giusto è poi ciò che accade alla fine.

Visto che queste erano finali ho detto qui la politica ha rubato la scena all’evento sportivo, quello che si appropria della futura vittoria, ecco qua ci hanno fregato, adesso perdiamo. Gli inglesi invece hanno superato il karma negativo e hanno vinto loro come sfiga che si sono portati da soli con il loro comportamento. Non solo hai perso sul campo, ma hai perso la dignità, hai perso tutto, hai fatto una figura barbina. Non so come facciano le persone a non comprendere che sono tutte strumentalizzazioni politiche, cose che nulla hanno a che vedere con lo sport. L’appello che vorrei fare, non tanto ai politici che ormai sono partiti per la tangente finché non saranno sostituiti, speriamo che saranno meglio di questi, cosa che io dubito. Io spero che la gente lo capisca e l’appello che faccio alle persone è: fuori la politica dallo sport.

Quando vedete che c’è qualcosa di politico nello sport cambiate canale, cancellate la cosa. Vorrei spiegare che Black Lives Matter, lo abbiamo spiegato mille volte, è un movimento politico, non c’entra niente la tutela dal razzismo, non c’entra assolutamente nulla. E’ una scelta politica. I fondatori di questo movimento sono miliardari, qualcuno lo era, qualcuno lo è diventato. Allora abbracciare una causa politica all’interno di un evento sportivo, come inginocchiarsi o mettere una maglietta, è una questione che fa diventare quell’evento non più una questione uno contro l’altro per rappresentare una nazione, se il tennista della situazione indossa una maglia politica a quel punto non sta scendendo in campo per una questione italiano contro il serbo come nel caso di Wimbledon o Italia contro Inghilterra ma sta scendendo in campo una persona che rappresenta una parte politica, quindi la nazione scompare dietro la rappresentazione della politica all’interno dello sport.

Poi ognuno al di fuori del campo può avere le sue idee ovviamente ma non negli ambienti sportivi, quando entri nel campo, quando entri in quell’area sacra, tu non devi assolutamente parlare di politica ma stai rappresentando un paese intero. Se tu ti inginocchi o metti la maglietta Black Lives Matter non rappresenti più l’Italia, rappresenti una parte politica, quindi è anche legittimo che alcuni tifosi non lo siano più tuoi tifosi e si ribellino. Ho sentito commenti sprezzantissimi su questa storia e non me la sento di criticarli, anche se io da cittadino italiano faccio fatica a non tifare ma io comprendo le persone che dicono: no tu non mi rappresenti più. Allora chiedo allo sport di fare un passo indietro da questo punto di vista e stop alla politica nello sport. Per concludere devo dire che per la partita gli inglesi hanno superato il karma della politica che ci aveva portato sfiga per tutta la settimana. Per la la partita loro poi hanno proprio voluto vincere dal punto di vista della sfiga che si portano facendo queste cose ignobili come fischiare l’inno o insultare le persone. Giusto che abbiano perso sul campo ma giusto anche che hanno perso moralmente. Una bella soddisfazione mandare a casa persone che ancora rosicano”.