Il Comune di Verbania ha risposto un secco NO ai giovani membri del partito di Fratelli d’Italia che hanno fatto richiesta per regalare delle copie del libro di Giorgia Meloni, intitolato “Io sono Giorgia”, nelle scuole superiori del capoluogo di Verbano-Cusio-Ossola. I ragazzi, racconta Repubblica, avrebbero ritenuto tale iniziativa come una possibilità in più per tutti gli studenti di leggere un libro “che racconta l’ultimo ventennio di storia politica italiana visto con gli occhi di una grande patriota”.

Questa convinzione però non è bastata a far accettare la proposta a Riccardo Brezza, Assessore alla Cultura e Istruzione del Comune di Verbania, che ha rifiutato categoricamente la richiesta di distribuire il libro in quanto, ritiene, “certi testi possono orientare in un senso o in un altro il pensiero politico degli studenti”, una cosa a suo giudizio del tutto non in linea con la libera formazione dei ragazzi.

Luigia Luciani e Stefano Molinari hanno intervistato Riccardo Brezza a “Lavori in corso”. Ecco le sue spiegazioni in diretta.

“Non è stata una presa di posizione politica, io rappresento tutti i cittadini di Verbania. Non si tratta di essere favorevoli o meno con le idee di Giorgia Meloni, si tratta di difendere un diritto della scuola pubblica di non essere strumentalizzata a fini politici da questo o da quel partito. Mi stupisce che si cerchi di far passare come un dono qualunque. Quel libro non è un libro come un altro e non può trovare ospitalità in una biblioteca di una scuola.

La libraia che si è rifiutata di vendere il libro di Giorgia Meloni? Quella è una vicenda diversa. E’ un privato cittadino che ha un’azienda e decide se vendere o no un libro e lo fa perché è una sua libera scelta. Io ho una posizione diversa. Personalmente sono quanto più distante da Giorgia Meloni si possa immaginare ma questo non è un elemento che ha influito sulla mia reazione. Lo dico davvero, credo che nella scuola pubblica le biblioteche devono essere piene di testi anche che parlano di cultura politica e filosofia ma non di libri che sostengono una leader politica nazionale di forte rilievo, come può essere Giorgia Meloni e che, in un qualche modo, possano orientare in un senso o in un altro il pensiero politico degli studenti.

Qui siamo di fronte a un partito che dona l’autobiografia, il manifesto del loro leader politico a più scuole pubbliche. Ecco, io questo credo che, per chi rappresenta un’istituzione, non sia possibile. Un altro aspetto che ho trovato sgradevole è questa volontà di direzionare un consiglio di lettura fatto da un partito politico. Se questa richiesta fosse partita dagli studenti non mi sarei opposto. Allargando la questione si arriva al punto che secondo me non si dovrebbe toccare, cioè quello di una strumentalizzazione politica per fini politici. A scuola si fa politica ma non nel senso partitico del termine”.