Una strage, l’ennesima che colpisce il nostro Paese con la complicità di infrastrutture precarie o che smettono di funzionare all’improvviso. È accaduto anche nella giornata della scorsa domenica, quando dalla funivia Stresa-Mottarone è precipitata una cabina su cui viaggiavano 15 persone, 14 delle quali sono morte.

Già in moto la macchina investigativa per accertare i moventi dell’accaduto. L’attenzione della Procura di Verbania, che ha aperto un’indagine, si stanno concentrando soprattutto su due elementi: il cavo tranciato e il mancato funzionamento del sistema frenante di sicurezza. Le ipotesi che circolano sono comunque diverse e da chiarire.

Tante anche le opinioni circolate sulla stampa. I media si sono fiondati in maniera massiccia sul caso Stresa-Mottarone, in certi casi forse non nella maniera più appropriata. Un esempio lampante è il titolo del Messaggero, che parla di “Strage delle riaperture”. Ne ha discusso in diretta Fabio Duranti, che con Francesco Vergovich ha mostrato la prima pagina del quotidiano romano e ha espresso il suo disappunto.

Ecco il commento di Fabio Duranti a Un Giorno Speciale.

“Io volevo mostrare una delle pagine più brutte del giornalismo italiano. Questo giornalismo ridotto ormai a non giornalismo. Ormai non sono neanche definirlo. E voglio fare un appello, un appello agli editori del Messaggero: io non seguo molto questi giochi editoriali del mainstream, ma credo che quando viene pubblicata una prima pagina come quella di ieri la proprietà deve intervenire su questa prima pagina di ieri. È un colpo nello stomaco ai giornali, al giornalismo, all’informazione.

Noi ci aspettiamo che i giornali riportino le informazione, le notizie, i commenti. Ma non il terrorismo, non la criminalità dell’informazione. Scrivere in prima pagina con l’immagine di una cabina adagiata a terra che ha mietuto 14 vittime “La strage delle riaperture”, scrivere così sopra, sfido qualunque intellettuale a commentare differentemente dalla vergogna un titolo del genere. Un titolo del genere dà l’idea al lettore comune che la riapertura provochi la strage. Che quindi dovremmo stare tutti dentro casa, a morire dentro casa.

Quindici persone erano andate a divertirsi, a prendere l’aria aperta in cima alla montagna con una funivia. Quindi la strage non è delle riaperture, la strage è del nostro sistema. E quindi io veramente mi appello non tanto al direttore, perché se ha consentito un titolo del genere per me deve essere cancellato… “La Strage delle riaperture” non lo puoi scrivere: basta, mi fa schifo solo a vederlo.

Di fronte un’oscenità del genere io non perdo neanche il mio tempo. È un’oscenità: sono inorridito che si speculi su 14 povere persone che hanno perso la vita per un errore umano, ma che proviene da un errore generale che si fa nelle società”.