E’ una sentenza che farà la storia quella del tribunale di Roma, che in queste ore ha dato ragione a due donne per la registrazione come figlia di entrambe di una bambina che da oggi si vede riconosciuto un genitore in più, oltre quello biologico.
Essendo conviventi, le due mamme volevano che la bigenitorialità fosse loro riconosciuta dallo Stato, ma all’anagrafe di Roma c’è stato un intoppo burocratico.
Dopo 4 anni di battaglia legale, dunque, anche l’altra mamma si è vista finalmente riconoscere quanto chiedeva.
Perché ciò accadesse le due interessate si sono rivolte al sindaco di Cerveteri Alessio Pascucci da sempre molto attivo nei temi riguardanti i diritti civili, che a suo modo ha “risolto” il caso.
Come? Ce lo ha raccontato a ‘Lavori in Corso’.
“Non si erano rivolte a me in prima istanza, perché questa è una nazione strana, una nazione all’interno della quale i diritti che sono previsti dalla nostra Costituzione non sono garantiti.
Il nostro è un comune che su questi temi ha sempre fatto battaglie. Noi abbiamo registrato le unioni civili prima che passasse la legge Cirinnà, abbiamo dato la cittadinanza onoraria a bambini nati in Italia da genitori stranieri che ancora oggi si vedono negare la cittadinanza italiana nonostante parlino il nostro dialetto, mangino i nostri piatti della tradizione e siano cresciuti qui.
Stesso discorso vale per le coppie omogenitoriali.
In Italia la genitorialità viene riconosciuta a una delle due mamme, che è quella che ha portato in grembo il bambino o la bambina, ed è negata alla seconda mamma.
Loro sono venute da me perché credo nel loro comune gli fosse negato il riconoscimento della seconda genitorialità e noi non abbiamo avuto nessun dubbio: abbiamo subito predisposto gli atti. Io in quanto ufficiale di Stato civile ho fatto questo gesto che ha anche un valore di disobbedienza civile, non essendoci una legge che lo norma, mettendo al riparo i dipendenti del comune dello Stato civile che non avrebbero magari potuto fare altrettanto.
Loro si sono poi recate al comune di Roma chiedendo la trascrizione dell’anagrafe di Roma come era naturale. L’anagrafe di Roma si è rifiutata adducendo come motivazione il fatto che l’atto che era stato fatto da noi poteva essere illegittimo. Questo però non sta a loro stabilirlo, queste due mamme molto coraggiose hanno fatto ricorso e in queste ore questa splendida sentenza dice che il Comune di Roma è costretto a trascrivere questo riconoscimento. In realtà si tratta di un decreto, non di una sentenza, ma ha lo stesso valore“.