Non vedo soluzioni se non una totale rivoluzione, come accadde con l’arrivo di Andrea Agnelli alla guida del club

La Juventus ha pareggiato. Ma ha perso. Ha pareggiato un derby onorato dal Torino che ha giocato da Toro a differenza del gruppo bianconero, slacciato, senza nerbo se non nel finale di grande caos. Pirlo ha sbagliato un’altra volta le scelte, Danilo a centrocampo e Rabiot in panchina, i tre bulli a casa, Kulusevski in un ruolo senza significato, inutile sempre, un portiere disastroso, come aveva già dimostrato con la Polonia, uno stato generale di fragilità e di limiti, Ronaldo ha riequilibrato il risultato come gli accade da quando ha messo piede in questa scolaresca in lockdown continuo.

Pirlo si gioca molto mercoledì prossimo contro il Napoli, viste le premesse, non soltanto queste ultime, si potrebbe prevedere una marmellata ma il football è strano, le difese sono un’ipotesi senza realtà, visti errori a Torino e a Napoli da calcio di spiaggia, dunque tutto è possibile ma la Juventus non ha il sangue per vincere, ha smarrito la propria carta di identità, viaggia annoiata e prevedibile, mette paura soltanto ai propri tifosi e rende facili agli avversari partite che in passato erano impossibili. Non vedo soluzioni se non una totale rivoluzione, come accadde con l’arrivo di Andrea Agnelli alla guida del club. I tempi sono cambiati, c’è la presunzione che comunque, che in fondo, che forse, il solito repertorio di alibi e di giustificazioni che ha portato a questo stato di cose.

Tony Damascelli