Non c’è più scelta, non c’è più alternativa, non c’è più nulla da attendere: bar, ristoranti, negozi al dettaglio devono alzare le proprie saracinesche o rischiano di doverle chiudere per sempre. I ristori non sono sufficienti, il 50% di indennizzo anche se calcolato sulla media annua ma ricevuto una sola volta equivale al meno del 5% del fatturato perso. Allora meglio un locale mezzo pieno, nel rispetto delle norme, che uno completamente chiuso.

Questo io credo che lo abbiano capito tutti e ovunque, dalla Sicilia alla Lombardia. Il vero negazionista è chi nega che continuando con le chiusure totali si condannano al fallimento migliaia di attività. Attività per le quali esiste un solo vaccino: riapertura. Bisogna pretendere di poter lavorare.

La pandemia economica è arrivata nel momento di picco. Il Governo non è stato in grado in un anno di fornire alle imprese gli anticorpi necessari per non finire nella terapia intensiva delle attività che stanno fallendo. Gli hanno fatto mancare l’ossigeno destinandole in una sorta di eutanasia economica. Non possiamo assolutamente permetterlo.

Eppure ci siamo fatti imporre proprio da loro cosa fare. Anche quando la scienza stessa ci suggeriva che la chiusura totale di certe attività non era risolutiva ai fini del contenimento del virus. In futuro voi avrete il coraggio di rispondere alle domande dei vostri figli, dei vostri nipoti?

Creiamo allora una federazione di aziende e coordiniamo una riapertura tutti insieme. È l’ultimo appello, poi non ci resterà che raccontare ai posteri di aver perso una guerra che non abbiamo avuto neanche gli attributi di combattere.

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