Moreno Torricelli bacchetta la sua Juventus. I bianconeri hanno offerto, nel match di ieri sera in Champions League, una prova davvero opaca contro il coriaceo Porto di Sergio Conceicao.

L’ex terzino, tutto cuore e polmoni, è intervenuto in diretta nel corso di Radio Radio Mattino Sport & News. Un laterale amato dalla tifoseria della Vecchia Signora con cui, tra l’altro, ha alzato al cielo la massima competizione internazionale per club nel 1996 contro l’Ajax.

Queste le parole di Moreno Torricelli

Ieri si è vista la peggior Juventus della stagione

“Quella di ieri è stata una Juventus un po’ inspiegabile perché è stata nel campionato, al di là della sconfitta contro il Napoli, come prestazioni ha sempre fatto buone partite. Ieri purtroppo è stata forse la peggiore partita della stagione. In Champions c’è bisogno di altri tipi di prestazioni. Posso giustificarla magari perché prendere un goal così a freddo può condizionare la partita. Il Porto ha fatto un’ottima partita sotto il profilo dell’agonismo e del pressing. Subire il goal a freddo, in quella maniera, credo abbia condizionato tutto l’andamento. Ieri la Juventus ha fatto ben poco fino al 60′, cioè fino all’ingresso di Morata dove ha trovato profondità e si è visto qualcosina in più. Per il ritorno sarà dura. Fortunatamente ha trova quel goal con Chiesa che tiene aperte un po’ di più le speranze”.

La scelta di Pirlo in panchina è un grande punto interrogativo

“L’allenatore incide parecchio perché è quello che decide come si lavora e come si interpreta l’atteggiamento in una partita. L’allenatore è determinante per capire come far giocare la propria squadra cercando, in base ai giocatori che mette in campo, di cucirgli addosso gli schemi che possono essere più producenti durante la partita. Da calciatore e, soprattutto, da allenatore l’esperienza fa la differenza. La scelta di Pirlo in questa stagione è stata un grosso punto interrogativo. Perché, non avendo esperienza, diventa difficile gestire determinate situazioni. Chiaramente la Juventus ha fatto una scelta coraggiosa e speriamo che, con il tempo, possa avere quella sicurezza che possa aiutare la squadra a raggiungere gli obiettivi che sicuramente ha nelle corde di poter fare”

Negli anni ’90 i centrocampisti bianconeri di oggi cosa avrebbero fatto?

“Ogni epoca ha la sua storia e i suoi giocatori. Sono buonissimi giocatori ma, chiaramente, da solo nessuno ti risolve le partite. Neanche Maradona, che aveva bisogno di Fusi, Crippa, Nando De Napoli che correvano per lui. Quando tutta la squadra non riesce ad esprimersi ai propri livelli anche il singolo va in difficoltà. C’è bisogno, a maggior ragione in questo momento, di tutta la squadra. Perché si gioca in 20 metri e si vedeva che loro difendevano con due linee strette. Se non sei super concentrato al 100% fai fatica contro tutti”.

Un rapido ed emozionante ricordo del passato da terzino

“Fu Roberto Baggio a darmi il soprannome ‘Geppetto’. Appena arrivati in ritiro, con la storia del falegname, mi ha subito soprannominato così”.

Questo campionato ha un padrone, cioè l’Inter, oppure è tutto aperto?

“Secondo me è ancora aperto. L’Inter, con l’uscita dalle coppe europee, può sicuramente gestire le forze da qui alla fine in maniera diversa rispetto alle altre. Quindi i nerazzurri hanno sicuramente buone chance per giocarsi lo scudetto. Ma, ripeto, ancora è tutto aperto”.

Non sembra che manchi spesso anche un po’ di furore agonistico?

“Sicuramente è mancato. Il Porto invece ci ha messo tutto il furore. Se non si è pronti a combattere con le stesse armi, spesso, anche le doti tecniche superiori dei giocatori juventini non emergono. Però dipende anche dalle caratteristiche personali di ogni singolo giocatore. Nella Juventus dell’epoca c’ero io, c’era Conte, c’era Davids e Di Livio che, sotto questo profilo, ne avevano da vendere. Diventava facile quindi metterla sul piano agonistico perché tantissimi giocatori avevano il fuoco dentro”.

Da ex difensore, che opinioni hai sulla moda del gioco impostato dal basso?

“Vivo questa cosa con tanta ansia in determinate situazioni. Capisco che c’è questa voglia di iniziare subito l’azione dal portiere però, quando loro pressano molto alti, la situazione può complicarsi. Noi preferivamo lanciare sulle punte per poi andare a combattere per la ribattuta e da lì iniziava l’azione. E’ cambiato veramente il modo di pensare il calcio. Però questo non è sempre produttivo”.

Il retroscena del trasferimento mancato alla Lazio

“Sono stato vicino alla Lazio quando giocavo alla Fiorentina. Quando era arrivato Mancini in viola, c’era la possibilità di fare uno scambio con Mihajlovic. Io ho fatto le visite mediche e, se andate dal fotografo della Lazio, ci sono le foto di presentazione con la maglia della Lazio. Poi non si è fatto niente perché eravamo in amministrazione controllata con il problema di Cecchi Gori”.