156 sì, 16 astenuti, 140 no: numeri che ormai conosciamo bene, quelli incassati da Conte al senato che permettono al premier di andare avanti a caccia di nuovi voti. Già perché i numeri dicono vittoria, ma sono esigui per governare. Una sorta di vittoria di Pirro insomma, che per tramutarsi in vero trionfo ha bisogno di altri “costruttori” in senato, pena il dover battagliare ogni giorno per qualsiasi provvedimento necessario a contrastare la crisi economica.

Calcoli e calciomercato a parte, il punto è proprio questo: che ne sarà della governabilità del paese e della buona amministrazione, quando i cosiddetti “responsabili” busseranno per il rendiconto di un voto che senza promesse di qualsivoglia genere, non avrebbe consentito a Conte di restare al comando?
Si parla già di nuovi incarichi da sottosegretari, qualcuno esprime a favor di telecamere il desiderio di essere Ministro dell’Economia, ma nel frattempo i problemi degli italiani continuano: crisi o non crisi.

Questo il Parere del Prof. Enrico Michetti, direttore della Gazzetta Amministrativa, ai nostri microfoni.

“Conte, l’articolo 97 che fine fa?”

Governare, puoi anche governare. Bisogna capire quanto è alto il grado del compromesso, perché considerate che tutti i soggetti che adesso si accasano da una parte all’altra chiedono qualcosa in cambio, e visto che il discorso ideologico in un ambito ormai totalmente trasformistico è del tutto sfumato, il passaggio da una parte all’altra è solo un passaggio di controprestazione materiale: cosa mi dai in cambio per fare il salto della quaglia.
Allora molto spesso la compromissione è tale che tu non sei in grado di ossequiare l’articolo 97 della Costituzione: garantire la buona amministrazione. Questo non significa assolutamente che si facciano gli interessi di 3-4 persone che debbono essere accontentate a deferimento degli interessi del Paese.

Purtroppo non siamo messi bene, ma questo non è imputabile a questo o a quel partito, ma a una situazione che in quarant’anni è andata degenerando sempre di più.

Più soldi del piano Marshall, ma c’è una differenza…

Oggi poi siamo ad un livello tale di indebitamento… noi abbiamo fatto scostamenti per 130 miliardi: pensate che queste sono manovre impensabili fino a un anno fa. 130 miliardi è un apporto di gran lunga superiore a quello che ha ricevuto l’Italia nel corso del piano Marshall dal 1948 al 1951. Immaginate che tipo di debito abbiamo contratto, perché mentre i soldi del piano Marshall erano a fondo perduto, questi soldi noi li dobbiamo restituire tutti!
Abbiamo bisogno in questo momento di una guida salda, che faccia meno debiti e più opere, che sia in grado di rimettere in piedi la macchina produttiva del Paese, che sappia far convivere il diritto alla salute con il diritto alla libertà e al lavoro che è il fondamento della nostra Costituzione.

Non c’è più bisogno di opportunisti, faccendieri, persone trovate nel nulla, mercenari, voltagabbana. Non c’è più spazio per questa gente, hanno giocato sin troppo!