Più di un semplice film. ‘Mi chiamo Francesco Totti’ è una vera opera in video dedicata interamente alla leggenda giallorossa.

Il regista del docufilm Alex Infascelli ha raccontato spunti, curiosità e retroscena in diretta nel corso di ‘Radio Radio Lo Sport’. Un ritratto dello storico capitano della Roma con dovizia di particolare da parte dello sceneggiatore capitolino.

In studio il Direttore Ilario Di Giovambattista ed Enrico Camelio. Collegati anche tre giornalisti espertissimi di Roma: Guido D’Ubaldo, Stefano Carina e Gianluca Lengua

Chi è Totti?

Totti è sia Dio, sia un pulcino indifeso. Questa è la mia tesi finale. Francesco è un bambino di un quartiere romano che ha scoperto di avere un dono e Totti è il giocatore che ha preso quel dono e l’ha portato nella leggenda. In lui convivono entrambe le dimensioni, quella del bambino che giocava contro le saracinesche e anche quella del campione planetario. Questa è anche la sua forza perché a volte ha la capacità di essere assolutamente candido. Altre volte invece tira fuori la forza dei campioni. Sa come modulare sé stesso. Francesco ha una aura intorno a sé veramente incredibile. Quando l’ho incontrato la prima volta è come se lui fosse avvolto da un’energia particolarissima”.

Lui ha mai perdonato Spalletti? E che sentimento ha nei confronti di Spalletti?

Francesco ha imparato negli anni a fare pace, con sé stesso e con le cose che gli sono accadute. Quindi in questo includerei anche la vicenda con Luciano Spalletti. Però allo stesso tempo Francesco è uno che non dimentica. Lui si ricorda perfettamente del trauma di quel periodo. Lì Spalletti ha ferito Francesco e non Totti. Ha ferito il bambino, e questo un bambino non lo dimentica. Francesco ha un sentimento risolto da adulto e invece ancora ben chiaro rispetto a quello strappo come bambino. Penso che Francesco non abbia perdonato a Spalletti la disonestà con sé stesso. Io ho lasciato che quella parte fosse totalmente in mano alla narrazione di Francesco, senza che io intervenissi con una visione aerea. E’ proprio Francesco che racconta il suo incubo. Il tradimento di Spalletti a Totti è un tradimento amicale, al di là dell’aspetto professionale. E’ molto peggio”.

L’umiltà di Francesco Totti

C’è qualcosa di più rispetto all’umiltà nota e riconosciuta. Perché l’umiltà può essere un atteggiamento anche molto falso, quando è fatta da quelle persone che hanno bisogno di tirare fuori anche quel tipo di ego come un campione sportivo o una rockstar. Quando ho conosciuto Francesco ho notato che lui non è semplicemente umile. Francesco è perfettamente cosciente di chi è, ma penso che la sua umiltà si manifesti con l’ironia. Lui dice: ‘Io sono Totti’. Però poi stesso tempo si prende per i fondelli”.