Anche la crisi da coronavirus, come ogni crisi che si rispetti, ha prodotto i maggiori danni a chi già viveva in altre difficoltà. Falso dunque, come emerso da molteplici voci, che si tratterebbe di un virus definito “democratico” perché colpisce indistintamente ricchi e poveri, privilegiati o meno.

Nel caso del covid in Italia a pagarne il prezzo (economico) maggiore sono stati commercianti, piccoli e medi imprenditori, partite Iva: tutti soggetti scarsamente tutelati da una società fondata sul mercato e la concorrenza, prima ancora che il virus bussasse alle porte del nostro Paese. Poi, allo scoppio della pandemia, il lockdown e il blocco dell’economia hanno solo aggravato lo stato di salute di gran parte delle attività locali.

Per rispondere alla mancanza di assistenza da parte del Governo, commercianti e proprietari di piccole e medie imprese, si sono riuniti con il nome di “Movimento delle saracinesche”, che prenderà parte alla Marcia della Liberazione in programma sabato 10 ottobre a Roma, piazza San Giovanni.

In diretta ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich, il fondatore del Movimento delle Saracinesche, Marino Poerio, ha spiegato le motivazioni per le quali ha promosso l’associazione e scenderà in piazza il prossimo sabato.

Ecco l’intervento di Marino Poerio a “Un giorno speciale”.

“Il covid è stata una ciliegina avvelenata su una torta già marcia. Il Movimento delle saracinesche ha chiamato ‘saracinesche, in senso lato, tutti quelli che vivono del proprio lavoro. Dagli artigiani, ai forni, ai ristoratori. Insomma tutto coloro che stando aperti possono portare a casa quello che gli serve per vivere e che poi sono stati chiusi inopinatamente da un editto televisivo.

Credo che sia la più grande ingiustizia che io abbia mai visto nella storia repubblicana. Perché nel primo editto televisivo Conte non ha detto una parola per tutte le persone che avrebbero perso da un giorno all’altro la loro fonte di sostentamento. Conte ci ha lasciati per settimane insonni divorati dall’ansia per un domani che per la prima volta nella nostra vita non dipendeva più da noi.

Sono passati mesi e quello che è stato fatto è ininfluente, forse addirittura dannoso. Soprattutto lo strumento principe che è stato adottato rappresenta una sorte di suicidio, che è il credito bancario. Cioè, ci è stato detto ‘potete pagare i debiti, indebitandovi’. Ma nel momento in cui il debito è uno strumento per il pagamento di debiti precedenti ci sono le condizioni che non venga pagato.

La situazione è una bomba sociale pronta ad esplodere. Io dico sempre che nella storia del micro-commercio c’è un avanti Bersani e dopo Bersani. Nel 2000 il Governo sedicente di sinistra con Bersani e Prodi fece queste famigerate liberalizzazioni, volute dall’Europa. Chiunque da allora può avere qualsiasi cosa dappertutto. Si è inscenata una lotta darwinistica per la sopravvivenza del più forte.

Dobbiamo essere competitivi: è questo il dogma. Secondo il pensiero mainstream la piccola impresa è un problema, ci vorrebbero piccoli, chiusi e facilmente controllabili. E’ un momento assolutamente drammatico”.


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