Parentesi elettorale alle spalle, ora è il momento delle risposte. Questo probabilmente si attende il gran numero di italiani che lo scorso weekend si è recato alle urne.
Speranza, fiducia e spirito politico più spiccato di quanto si creda sono forse alla base dell’esodo degli italiani verso i municipi della propria città: che possa essere tutto vano è una possibilità che fa paura alla luce di tutto ciò.

Non sarebbe però da scartare secondo l’economista Valerio Malvezzi, che anzi allerta su uno scenario simile.
Dal referendum alle regionali, dallo ius soli ai decreti sicurezza, i dibattiti ampiamente trattati dagli esponenti del parlamento non toccano però mai delle tematiche che invece meriterebbero ampio spazio, vista la loro importanza politico economica.
Come ad esempio il fatto che cinque tra le multinazionali più grandi al mondo detengono al momento un quarto della ricchezza mondiale, e nulla sembra voler interrompere questa scalata tutta a discapito del piccolo produttore e del privato.

Ma perché il mondo della finanza non incontra ostacoli politici?
E cosa si può fare per accendere i riflettori su tutto questo?

Scopriamo di più nell’intervista ai microfoni di Francesco Vergovich e Fabio Duranti.


Al momento sto facendo un giro per l’Italia: incontrerò i commercialisti, cioè le persone che vengono ai miei corsi, spiegherò loro cosa li aspetta, ovvero una situazione terribile per le libere professioni, in particolare per quelle dei commercialisti e dei liberi imprenditori.
Questo perché noi siamo definiti da loro degli schiavi. Ogni dieci anni più o meno, si inventano un partito politico, un nuovo movimento per intercettare il voto di protesta con un fine ben preciso: creare un’oligarchia e distruggere la democrazia.

Il disegno quindi è molto semplice. Per questo vado contro corrente e sono l’unico che parla di Economia Umanistica, e non di leggi elettorali né di cosa votare. Perché queste cose sono panem et circenses.
Cerco semplicemente di far ragionare le persone. La borsa più importante del mondo, che è Standard & Poor’s, è detenuta da Amazon, Apple, Microsoft, Facebook e Google: cinque grandi capitalisti stanno detenendo il 25% della ricchezza sulla più grande borsa quotata.
Capite perché parlo di Economia Umanistica, di mer*a di vacca nei campi, di pezzi di ferro? Perché voglio spiegare che il PIL deve essere fatto di cose concrete.
Invece andiamo verso un mondo in cui il 25% della ricchezza mondiale sarà fatto di aria fritta.

Ora, l’aria fritta ha bisogno di essere venduta, e perché le persone comprino l’aria fritta c’è bisogno di attuare processi antidemocratici facendo credere a persone che si stanno chiudendo la porta della prigione che le stiamo liberando.
Dobbiamo quindi indurre le persone a votare contro il loro interesse, ridurre le democrazie, ridurre le rappresentanze e creare delle disparità di trattamento
“.


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