Ci tocca stare qui a spiegare cosa c’entrino con la pandemia Covid-19 le statistiche sanitarie. Perché non si riesce proprio a stare ai dati. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) hanno pubblicato, ormai già da tempo, un documento molto chiaro in cui si dice che sostanzialmente il 90% delle persone che sono morte in questi ultimi mesi sono morte per Sars-Cov2. Nel senso che queste persone non sarebbero morte se non ci fosse stato il virus.

Cosa c’è difficile da comprendere? Certo che queste persone avevano una o più patologie, magari anche gravi, e dunque poi sono morte in ragione anche di quelle patologie. Però questo significa che ciascuno di questi deceduti avrebbe potuto vivere un mese, due mesi, sei, dieci, un anno, due in più se non ci fosse stato Sars-Cov2. Malattia che avremmo potuto evitare, nelle conseguenze più nefaste, se fossimo ancora più bravi.

Questo significa che, sostanzialmente, questi sono morti in più rispetto alla normalità delle statistiche sanitarie. Nei primi sei mesi dell’anno, questo anche si trova nei documenti, i morti sono stati di più rispetto alla normalità per ciascun mese dell’anno precedente. Tenendo conto del fatto che, nella fine del 2019 e l’inizio del 2020, la mortalità ‘normale’ è stata minore che non in passato.

Poi certo che ci sono altri virus. Quelli dell’influenza per esempio. Certo che ci sono altre malattie: i tumori, il diabete, le malattie cardiocircolatorie. Tutte queste sono cose vere, come sono vere anche le infezioni nosocomiali, quelle che si contraggono in ospedale. Ma quelle stanno già nelle statistiche.

Sars-Cov2 porta deceduti in più rispetto alle statistiche normali. Non è difficile da comprendere. Lo può capire anche un negazionista.

GeoMario, cose di questo mondo – Con Mario Tozzi


LEGGI ANCHE: