Worst-case scenario: il motivo per cui indietro non si torna

Il circo mediatico e il clero giornalistico presentano come valida sempre e solo la tesi che si lasci inquadrare sotto l’insegna del peggior caso possibile (worst-case scenario).
Viene alimentata una paura incontrollata e ininterrotta di modo che si attivi una “fobopolitica”: la popolazione, terrorizzata, è pronta a subire con rassegnazione e passività le scelte decise dall’alto e presentate come uniche salvifiche.

Riduzione della libertà, compressione dei diritti, sospensione della Costituzione.
Anche se solo come scenario prevale il peggior caso possibile tutto questo è plausibile.

Il titolo ingannevole

A suffragio di questa tesi mi piace rammentare la notizia apparsa ieri sulla prima pagina del rotocalco turbomondialista e voce del padronato cosmopolitico La Repubblica: “Il bollettino: nuovi positivi sotto quota 1000, meno tamponi, 996 contagiati e 6 decessi“.

Perché è un titolo particolarmente significativo e degno di nota?

Perché ci fornisce una lettura che è massimamente coerente con il worst-case scenario.
In prima evidenza troviamo la parola “mille casi“. Certo, i nuovi positivi sono sotto quota 1000, ma intanto viene segnalato il numero 1000 come orizzonte intorno al quale ci muoviamo.
E soprattutto si sottolinea con enfasi che ci sono stati meno tamponi.
Eppure quando nei giorni scorsi si enfatizzava la presenza di moltissimi casi e dell’aumento che si riscontrava, quasi veniva taciuta la notizia che i tamponi erano cresciuti, non di poco.

Ora si sottolinea. Quasi a non rassicurare la popolazione. Quasi a voler mantenere viva l’emergenza narrata.
Certo, il numero di contagiati è in calo, ma in calo è anche il numero di tamponi eseguiti, e ciò non deve indurre a pensare che l’emergenza stia scemando: sembra di leggerlo tra le righe.
L’ordine del capitalismo terapeutico si fonda sull’emergenza, sicché non può in alcun caso lasciarla venire meno; se ciò dovesse avvenire, dovrebbe venir meno l’ordine terapeutico stesso.

Preparatevi dunque: l’emergenza non può venir meno. Quella che stiamo vivendo è una pandemia infinita destinata a protrarsi, facendo sì che si protraggano anche le misure emergenziali.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro


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