Al di là delle sceneggiate politiche, demagogiche, la dimensione di lungo termine è bandita dalle scelte economiche attuali. Figuriamoci poi qualsiasi ragionamento su valori ultraterreni, come l’anima.
Anzi, avere un’anima non è molto di moda. Almeno a giudicare dalle scelte asimmetriche in materia di salvataggio delle banche o dei poveri, che nel mio Paese hanno superato la soglia assoluta di povertà per quasi 5 milioni di persone.

Dei disoccupati non ne parliamo nemmeno. Le statistiche mentono chiaramente sia sulla stabilità del posto di lavoro, sia sulla ricerca, considerato che a milioni ormai hanno anche rinunciato a mandare curricula, ben sapendo dell’inutilità del gesto.

In tale stato di cose, l’anima ha certamente un momento di abbandono, poiché non è facile avere fede quando manca il pane in tavola.
Eppure, per l’economista medio, discutere di contingente, della borsa di oggi o di domani, appare come una calda coperta, come un rifugio perfetto per la mente e per la pochezza delle idee.

In questa visione delle cose, il ciclo di distruzione del passato, gestione del presente e costruzione del futuro, appare l’unico modo di costruire nuove idee attraverso il processo di conoscenza.

Cosa voglio dire?
Voglio affermare che l’economista medio oggi in Italia e nel mondo, si considera un eletto, ama farsi capire, parla un linguaggio per iniziati e ha una fiducia cieca nelle sue scarse equazioni per spiegare la realtà. Spesso al grido di “i limiti di questo modello ci sono perché si basa su un rapporto media-varianza, sulla razionalità dell’uomo, sulle statistiche” ecc… Cioè a dire: “Non so spiegare un c*zzo.

La verità è che l’economia serve per spostare il denaro da una parte all’altra. Ma quel denaro è prodotto dal lavoro degli uni. Noi siamo in un’economia capitalistica in cui gli uni, schiavi, lavorano per gli altri che accumulano capitale.
Io voglio scardinare quel modo di pensare, parlare di conoscenza, di crediti degli Stati e non di debiti pubblici degli Stati.
Un modo di ragionare diverso. Benvenuti nell’Economia Umanistica.


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