Il ricordo della tragedia di Amatrice ► “Ho visto la disperazione di chi ha perso tutto: basta solidarietà a chiacchiere”

Bastano 20 secondi per distruggere molte vite. Così l’irrefrenabile ira della terra che trema ti ricorda quanto sei piccolo: in modo violento, quasi perverso.
Perché alle 3:36 del 24 agosto puoi aspettarti che il boato che proviene da fuori casa venga al massimo dalla bravata di qualche ragazzo. Invece no: era il troppo veloce declino delle abitazioni amatriciane, che seppelliranno milioni di corpi e causeranno la disperazione di tanti altri.

Questo il ricordo più vivo nella mente di Ilario Di Giovambattista, che in diretta ha ricordato quel giorno trascorso da reporter in una cornice allucinante.
Le voci sotto le macerie, la terra che non smette di tremare, le barelle che vanno “a ruba” tra gli operatori sanitari, senza dimenticare le testimonianze di chi sotto le macerie non ci ha lasciato la pelle, ma ci ha lasciato una vita: la vita di prima, quella che se n’è andata alle 3:36 del 24 agosto 2016 e che, a quattro anni di distanza, sembra ancora un lontano ricordo.


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