Via i bonus ai parlamentari: dopo lo scandalo dei 600 euro, chiesti e ottenuti da tre su cinque deputati (un grillino, due leghisti), il Governo studia un provvedimento nel decreto Agosto che impedisca nuovi scenari simili.
Lo scandalo mediatico però non sembra aver coinvolto soltanto i 5 onorevoli: non ne esce bene l’INPS, che non ha divulgato le identità degli interessati per questioni di privacy, ma ha allo stesso tempo alimentato dubbi e sospetti a mo’ di “indovina chi”.

Una mossa in piena contraddizione con i principi con i quali è stata partorita proprio la legislazione sulla privacy, visti anche gli inevitabili provvedimenti dei partiti interessati come il Movimento 5 Stelle, che ha chiesto ai suoi componenti di rinunciare allo scudo della privacy.
Molto critico in proposito il giornalista de La Verità Fabio Dragoni, che ha definito “Savonarola” i componenti dell’unità anti-corruzione dell’Inps, analizzando un decreto Agosto “tardivo e inopportuno“.
Ecco la sua intervista ai microfoni di Stefano Molinari

Decreto Agosto

Dal mio punto di vista distinguerei degli aspetti, ovvero sia: secondo me il governo ha delle fortissime responsabilità, ma non per non aver messo un limite, ma per averne messi fin troppi a questo tipo di interventi. Cioè quest’intervento non è un intervento di riforma fiscale, non va a rivedere le limitazioni, le detrazioni ecc… no.
Questo è un intervento di emergenza tardivo, fatto male ma soprattutto un intervento di sostegno alla domanda.

L’esempio americano

Con questi provvedimenti non si può andare neanche troppo per il sottile. Gli Stati Uniti ad esempio hanno varato un programma che si chiama “paycheck protection program” che sono finanziamenti di importo massimo equivalente a 150mila euro alle imprese che hanno sofferto la chiusura dell’attività per consentirgli di pagare i propri dipendenti. Una sorta di anticipazione dei salari.
Dopodiché hanno fatto una cosa ancor più intelligente: quelle imprese che dimostreranno di aver continuato a pagare i propri dipendenti non dovranno restituire il prestito.

INPS: facciamo giustizia o inquisiamo?

Quello che a me preoccupa è sapere che ci sono dei signori all’interno dell’INPS che fanno dei controlli incrociati per verificare questioni di opportunità e girare le informazioni a chi di dovere che ne fa l’utilizzo che crede o ritiene per finalità di tipo politico, come in questa situazione.
A me non piace vivere in un Paese così.
A me non piace sinceramente vedere che all’interno dell’INPS esiste un’unità anti-frode e anti-corruzione che invece si occuparsi di frodi o di corruzioni, fa i novelli “Savonarola 2.0” e va a vedere chi ha titolo per chiedere questo, e se anche ha titolo, è una questione di opportunità. A me questa roba non piace, mi sembra di tornare nel Medioevo
“.


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