Sono giorni infuocati per la politica italiana, dalla proroga dello stato di emergenza alle misure del Recovery Fund. Il premier Conte deve fare i conti con la sua maggioranza e gli attacchi dell’opposizione.

Gianluigi Paragone, del gruppo misto, è intervenuto al Senato sulla discussione riguardo le misure economiche per fronteggiare la crisi finanziaria causata dalla pandemia. Si è detto a favore del deficit nel bilancio, ma solo a costo di dare subito sostegno e liquidità alle fasce produttive già stressate dall’emergenza. Difendendo i mercati e i lavoratori italiani rispetto a quelli esteri concorrenti e alle banche e ai centri della finanza.

“State attenti a parlare quando provocate un paese già stressato”

“Non ho problemi se ho freddo o fame ad accendere il fuoco, ho problemi se il fuoco, funzionale alla mia sopravvivenza, va in mano a piromani…
Se dico sì allo scostamento di bilancio attenzione a come parlate. Vice ministri Misiani e Castelli, infatti, quando provocate un Paese già stressato, categorie già stressate come le partite IVA e i ristoratori, stiamo attenti. Lo dico per tutti. Stiamo attenti perché siamo in una fase in cui non è colpa dei poveri ristoratori o di una loro mancata capacità di saper fare il proprio mestiere. Se la gente non va più in ufficio a lavorare, i coperti del mezzogiorno saltano perché erano, per lo più, frutto di convenzioni. Se, però, si deve lavorare in smart working, è chiaro che il piano dei coperti salta e, per buona parte, quei ristoratori e pizzaioli rischiano di andare in affanno con il mondo bancario. Se vai in affanno con il mondo bancario, rischi di non onorare più i prestiti e di non pagare più le rate degli indebitamenti e, quindi, rischi di dover essere segnalato alle varie centrale rischi. Puoi anche avere la migliore idea di business del mondo, ma nessuna banca ti andrà a finanziare perché sei ormai segnalato alla centrale rischi. È molto semplice e non è colpa dei ristoratori, ma di un fatto che è stato trattato in un certo modo e che, quindi, ha portato ad un aumento del lavoro in modalità smart working.

Quando si parla di scostamento voglio sapere qual è la ricaduta, perché se l’atterraggio è ancora lungo e non ci siamo. Noi oggi dobbiamo fare i conti con un Paese che ha bisogno adesso di liquidità. Ripeto: se quella economia reale oggi non ha la possibilità di avere dei contributi immediati e dell’ossigeno immediato, sarà tutto un problema che vi si presenterà in faccia da qui alla fine dell’anno perché tutta questa sofferenza si scaricherà sul mondo bancario. E dovrete fare i conti con una spia rossa, che è quella delle banche. Queste, infatti, a fine anno vi diranno: abbiamo una montagna di sofferenze che non sappiamo come smaltire; saltiamo anche noi. Allora, i soldi dell’Europa e del Governo saranno messi a disposizione delle banche. Siccome, però, la coperta è corta, dovrete decidere: potrete salvare ancora una volta il mondo bancario oppure salverete, come mi auguro, per buona parte il mondo anche dell’economia reale, che è quello che produrrà uno stress e rischia di produrre quella tensione sociale che giustamente preoccupa il Ministro dell’interno.

Quei soldi non sono mai arrivati: non è arrivato un centesimo

A proposito dei soldi che dovevano essere già pagati e che non sono stati versati, pochi giorni fa ero in Veneto. Vi rappresento la situazione dei risparmiatori che furono ricevuti dall’allora Presidente del Consiglio del primo Governo di questa legislatura che si autodefinì avvocato del popolo e che a questi risparmiatori promise un ristoro di un risparmio tradito. Quei soldi non sono mai arrivati: non è arrivato un centesimo.

Allora, se devo andare in sofferenza, non ho i soldi che mi arrivano dalle politiche del Governo e, in più, non posso neanche attingere dal mio risparmio privato, il Veneto salta; non salta solo il Veneto, però, attenzione: se salta una Regione importante, rischia di incepparsi e saltare un pezzo dell’intera economia reale di questo Paese. Per non dire poi ancora dei debiti della pubblica amministrazione, che restano lì”.

Dovete obbligare a comprare italiano

Vi aggiungo un ulteriore elemento di valutazione, che vale per il recovery fund, ma può valere anche per i soldi messi immediatamente a disposizione con lo scostamento. Prendiamo il famoso caso delle seggiole-banco, che non so come definire: sapete che praticamente state aiutando produttori non italiani? Il grosso di quei banchi molto probabilmente sarà comprato non da produttori italiani, quindi, con altrettanta probabilità, state aiutando il modello e l’economia cinesi: saranno quasi tutti banchi d’importazione, perché non avete neanche parlato con il comparto dell’arredo né con Federlegno, i primi attori che dovrebbero essere coinvolti. Non sono stati coinvolti e molto probabilmente i soldi stimolati dall’economia italiana per quei nuovi banchi andranno a finire a produttori esteri”.

Lo stesso potrebbe capitare con il recovery fund, con il quale potremmo fare un investimento sui pannelli solari: rivestiamoci tutti gli uffici e le scuole pubblici, benissimo; peccato che li andremmo a comprare in Cina. Attraverso i soldi del recovery fund, quindi, ancora una volta non agevoliamo l’economia italiana, ma un’altra.

Visto che siamo in emergenza, che l’emergenza sia su tutto: dovete obbligare a comprare italiano, questo è o sarebbe già un momento per ripartire. È mai possibile che i banchi li andiamo a prendere da altri e i nostri invece qua saranno sempre più in sofferenza con il mondo bancario?

In conclusione: attenti a far saltare pure distretti che non sono in sofferenza: ve lo chiedo con il cuore in mano; almeno questa cosa, per piacere, fatela, altrimenti non sapremo più dove andare a parare”.

ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE YOUTUBE

LEGGI ANCHE: