Si è fatta desiderare e alla fine è arrivata. Chi? L’Inter di Conte, quella che avremmo voluto vedere dal primo giorno, da quando l’allenatore salentino ha pronunciato il fatidico “ora tocca a me“.
Di certo allora ci si immaginava che i nerazzurri facessero un passetto un po’ più lungo di quello a cui stiamo assistendo, ma con la Spal, l’Inter ha finalmente detto “tocca a me”.

Lo ha fatto coi suoi uomini di fiducia, sui quali si era scommesso maggiormente, su un Sanchez galvanizzato contro una retroguardia spallina che non riesce a contenerlo, quasi a farcelo ricordare in blaugrana. Inoltre su Biraghi e Candreva, lo zoccolo duro tricolore con troppi alti e bassi per i gusti di Conte, e infine su Eriksen.

Il danese tocca il pallone troppo bene per non farci inorridire di fronte al ricordo degli scialbi dribbling alla Hernanes: un’altra occasione la meriterebbe per una stagione sottotono che per le immense qualità, non si può non imputare a motivi prettamente psicologici e di ambientamento.

Spal pericolosa fino al 2-0, con una traversa colpita e un rigore sull’1-0 che grida vendetta più per l’atteggiamento iniziale del team di Semplici che per il regolamento.
Handanovic travolge Strefezza, ma Giua guarda il pallone nella revisione al Var. Sfera in gioco ma praticamente proiettata verso la curva: da fischiare assolutamente se non ci fosse l’ausilio della tecnologia, non uno scandalo in caso contrario.

Il poker fa rifiatare Conte, che ora ha un calendario decisamente più insidioso di quello della ex di Torino, lì davanti in crisi d’identità.
Testa bassa e pedalare dunque. Sognare una fine di campionato più combattuta di quanto ci aspettassimo si può, mantenersi almeno un punto sopra Atalanta e Lazio si deve.

Alessio De Paolis