Si torna a parlare di Covid nel senso puramente salutare dell’argomento che in questi mesi, complice anche un calo significativo dei casi in tutta Italia, ha suscitato discussioni per lo più politiche ed economiche.
I 9 casi del San Raffaele di Roma tornano quindi a far discutere di coronavirus, sintomi, indici R0 e quant’altro, mentre la Procura indaga su eventuali trasgressioni alle misure di sicurezza.
Si cercano di rintracciare in queste ore i contatti di un’agente di polizia di Guidonia, risultata positiva tra i nuovi casi, mentre i tamponi della cittadella della televisione di Saxa Rubra danno un solo esito: negativo.

Quanto è significativo questo ritorno che si spera essere il più breve ed esiguo possibile del virus? Quali sono i bilanci dei virologi a più di sei mesi dalla sua comparsa?
Lo abbiamo chiesto al virologo Massimo Galli, dell’ospedale Sacco di Milano.
Ecco quanto riferito a ‘Lavori in Corso’ a Stefano Molinari e Luigia Luciani.

“Più test e meno plexiglas: così limiteremo le preoccupazioni e il distanziamento sociale” ► Prof. Massimo Galli

Alcuni dei pazienti di Roma hanno purtroppo sviluppato un quadro grave, mi si dice, ma che comunque viene contenuto. Tutto stava nell’ambito del prevedibile, di quello che poteva comunque accadere. Sappiamo che il virus può tornare fuori in qualsiasi momento.

Il fatto che stia tornando a Pechino? Un po’ un evento atteso, nel senso che come si comporta, a quanto ci vien fatto vedere, questo virus? Su 100 che infetta ne manda in ospedale una decina, ne costringe diversi a stare a letto per un po’ o a convivere con sintomi fastidiosi, fino a sintomi miti o addirittura nessun sintomo, ma di quanti su quei 100 siano in quest’ultima categoria stiamo ancora discutendo.

Molti di questi ultimi mantengono un’infezione a lungo termine, rendendosi la possibile causa di una catena di Sant’Antonio di trasmissione dell’infezione che può non dare segno di sé in determinate situazioni, se non quando si diffonde in maniera tale da ricoinvolgere persone che stanno veramente male per colpa dell’infezione.
Il virus può tornare da un emisfero all’altro con queste modalità di passaggio.
Non è che debba accadere per forza, ma dobbiamo considerare che possa accadere
.

Vaccino? Per l’ebola fu fatta una vaccinazione ad anelli, cioè si vaccinavano i contatti delle persone infette e lo si faceva con una tempistica diversa per valutare quante di queste persone sviluppassero la malattia. Si è visto che quelli vaccinati subito, come atteso, avevano avuto risultati ottimi. Fare questo al di fuori dell’epidemia è più complicato, bisogna fidarci della quantità di anticorpi prodotti sperando che bastino.

Credo che il virus non abbia avuto tempo per cambiare in maniera significativa. Se il virus trova la vittima giusta, ed è quello che è accaduto al San Raffaele di Roma, si comporta come ha fatto sempre. Quel che conta resta sempre quanto vecchio sei, di quante altre malattie sei portatore ecc.. una serie di cofattori che fanno vittime “giuste” e non.

Il Paese si divide in molti modi: chi ha visto persone malate gravi e chi ha visto solo assedi televisivi.
E’ abbastanza evidente che, facendo un’altra divisone tra più giovani e più anziani, ci sia una diversa consapevolezza della gravità della situazione tra persone giovani di aree meno colpite e tra persone giovani di aree più colpite, anche se tra queste ultime, atteggiamenti in pubblico di scarsa attenzione e di eccessiva volontà di far prevalere l’aspetto di rimettersi a fare una vita come prima è presente da nord a sud e sono episodi abbastanza stigmatizzati e stigmatizzabili.

In questi giorni sto utilizzando uno slogan, anche se non si parla per slogan: più test e meno plexiglas. Più test e distanziamento sostenibile.
Credo che questo possa essere un approccio più razionale per affrontare determinati problemi. Mi rendo conto che per il discorso della scuola il numero di test rapidi da fare sarebbe enorme, ma qualora tu avessi le tue brave negatività ti toglieresti una buona parte del pensiero
“.


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