In questi giorni si cerca di capire che cosa accade nel mondo dello sport a tutto tondo: dal ciclismo, al calcio, dagli sport individuali a quelli collettivi. Non solo lo sport professionistico è al centro delle preoccupazioni, naturalmente. I centri sportivi dovrebbero riaprire il 18 di maggio, ma come gestire i vari corsi? Come occuparsi dei bambini? I DPCM non sono chiari e cercano risposte anche i presidenti delle federazioni.

Oggi a ‘Radio Radio Lo Sport’ si parla di nuoto. Ilario Di Giovambattista, insieme a Stefano Raucci, Xavier Jacobelli e Tony Damascelli, ha intervistato il Presidente della FIN – Federazione Italiana Nuovo, il Dottor Paolo Barelli e il Presidente della Commissione Medica FIN, il Dottor Marco Bonifazi. Ecco cosa hanno detto.

Esclusiva Radio Radio ► Barelli (Pres. FIN): “Non è vero che il DPCM parla di riapertura dei centri sportivi il 18 maggio. Lo sport è alla carità”

“Sport alla carità”

“La situazione del nuoto italiano sta alla carità come sta tutto il paese – ha detto ai nostri microfoni il Presidente FIN Paolo Barelli speriamo che il Governo chiarisca e si assuma correttamente le responsabilità per stabilire come scansionare le riaperture non soltanto degli impianti sportivi ma di tutto il paese. Io oggi osservo che nel DPCM di qualche giorno fa purtroppo lo sport non ne esce con chiarezza, perché se all’articolo 1 lettera G si parla di riaperture degli impianti per gli allenamenti, alla lettera U si dice invece che gli impianti sportivi per attività sportive nelle palestre, nelle piscine, nei centri sportivi in genere invece devono rimanere fermi. Tutto questo non gira, sarà un errore ma deve essere corretto”.

“Non è vero che il DPCM parla di riapertura dei centri sportivi il 18 maggio”

La seconda cosa importante è che non c’è questa data del 18 che adesso avete indicato, il DPCM si ferma soltanto alle riaperture del 4. Quindi non può aprire un impianto sportivo, specialmente una piscina, se all’orizzonte il gestore della società sportiva o chiunque gestisca l’impianto non vede la data di riapertura, con le cautele sanitarie ovviamente.

La Federazione ha un atteggiamento molto sereno e dice: ‘Stabilisci tu Governo quando vanno riaperte le attività, ma non si può pensare che in Italia riaprano le piscine o gli impianti soltanto per fare nuotare qualche atleta. Questo magari è l’auspicio del Presidente della FIN, ma il gestore che deve riscaldare 3 o 4 mila metri cubi d’acqua dice io lo faccio all’inizio, lo faccio qualche settimana se all’orizzonte ho la riapertura. Sempre nei limiti della tutela sanitaria, e quindi cercando di impedire la diffusione del virus con tutta una serie di accorgimenti e con la diminuzione di persone che possono entrare nell’impianto sportivo, se il Governo non è in grado non parliamo di una riapertura il 4.

Noi non possiamo dire aprite agli atleti e basta ci manderebbero tutti a quel paese in quanto non c’è una prospettiva. Noi staremo chiusi. Non vogliamo essere polemici, ma occorre essere chiari. Fase 2-A soltanto ad atleti che si allenano in modo individuale, Fase 2-B a partire dal 18, che comunque ancora non è presente in nessun decreto, quindi questo 18 è stato dichiarato dal Presidente Conte ma non trova riscontro nell’ambito del testo del DPCM, oltre che agli atleti degli sport di squadra con tutte le precauzione anche a un’utenza. Poi prevediamo, ma anche su questo il Governo deve essere chiaro, una eventuale Fase 3 e speriamo perché no una Fase 4 che è la liberazione. Ma senza la chiarezza di questo percorso o se la chiarezza non fosse possibile per caratteri non dico politici, ma di decisione del Governo vorrà dire che gli impianti rimarranno fermi”.

“Se si fermano le società sportive si ferma lo sport italiano”

Lo sport poggia esclusivamente sulle spalle delle società sportive. Le società hanno sostituito lo Stato nell’ambito della formazione dei campioni, dell’attività di base e dell’educazione motoria. Per cui nel momento in cui le società vanno a morire, e state attenti che già molte sono fallite o stanno fallendo, lo sport in Italia non si fa. Occorre una forte iniezione anche nel settore sportivo come negli altri settori dell’economia nel paese. Perché quando parliamo di sport non parliamo soltanto dei grandi campioni, parliamo dell’attività di base. Questi campioni nascono da dove? Non nascono dalla scuola, dall’attività dei comuni, dall’università, nascono dal lavoro delle società sportive. Il paese si faccia carico di questo”.

Protocollo piscine

“Abbiamo scritto un protocollo con la collaborazione di professori universitari ed esperti di virologia ed epidemiologia – spiega poi il Dott. Bonifaziè a disposizione di tutti sul sito FIN in modo tale da dare delle linee guida per aprire in sicurezza. Parte dal presupposto che la clorazione dell’acqua è ritenuta come un fattore che diminuisce moltissimo il rischio di trasmissione del coronavirus in acqua. Il virus è abbastanza fragile, ha un involucro lipidico che a contatto con l’acqua delle piscine si rompe e perde la carica infettante. Noi abbiamo voluto dare delle indicazioni stringenti per quanto riguarda tutta l’attività prima di entrare in acqua”.


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