Quella domenica di 30 anni fa le suore dell’Ateneo Salesiano di Roma mi aspettavano per le ore 14: avrei dovuto ricevere da loro le indicazioni e le raccomandazioni per la cerimonia della mia Prima Comunione (in programma solo due giorni dopo).
Non si trattava però solo di comunicazioni di servizio.

Le suore, rigide, austere e inflessibili proprio come da stereotipo, per tutto l’anno di catechismo avevano ripetuto che chi non avesse partecipato, per qualsiasi ragione, a quel ritiro spirituale non avrebbe avuto l’autorizzazione a ricevere la Comunione.

Io però, per tutto l’anno, avevo sempre temuto… anzi sperato… di avere quel giorno una ragione valida per non voler partecipare. E difatti… la ragione ci fu.

Nonostante le suore fossero pressoché inavvicinabili fuori orario di ricevimento, la sera prima mi feci coraggio e chiesi di poter parlare con loro per una richiesta di carattere eccezionale: “Sorelle, Vi prego di accontentarmi se Vi chiedo domani di organizzare, solo per me, una sessione anticipata del ritiro spirituale alle ore 8 del mattino: un impegno personale irrinunciabile non mi consentirà di essere presente nel pomeriggio”.

Acconsentirono immediatamente. La loro bontà d’animo era enorme, ma certamente il tono fermo con cui parlai lasciò loro intendere che potesse trattarsi di qualcosa di grave che aveva potuto toccare me e la mia famiglia. Ciò che più di tutto mi colpì è che nonostante io fossi semplicemente un bimbo di 10 anni, il loro senso di riservatezza fu più forte del sentimento di umana curiosità che comunque percepivo chiaramente avessero nel loro animo: nessuna di loro infatti mi chiese la natura di questo mio impegno del giorno dopo.

E ciò accadde anche durante tutto l’incontro della domenica mattina (avvenuto dalle 8 alle 9). L’incontro fu di una intensità spirituale fortissima. Certamente lo era di suo, ma… ne sono convinto… anche perché tutte le suore aumentarono se possibile le loro energie per far sì che io potessi affrontare il mio impegno pomeridiano con maggiore forza di spirito.

A distanza di 30 anni… io ancora molto spesso mi chiedo che cosa le suore avrebbero provato se una volta accompagnatomi sull’uscio del cancello alla fine dell’incontro, avessero avuto la voglia di vedermi appena fuori dal loro edificio.

Mi avrebbero infatti visto entrare nell’automobile di mio padre con dentro già mio nonno, mio zio e 2 miei cugini (in 6 per 5 posti)… totalmente ricoperta da bandiere e sciarpe del Napoli, pronta per sfrecciare sull’autostrada Roma-Napoli per andare a vivere in città quella che sperabilmente sarebbe stata la giornata della festa scudetto degli azzurri.

Probabilmente non l’avrebbero presa benissimo… eppure sono certo che avrebbero presto capito che non avrei potuto rinunciare a quella che a tutt’oggi, che ho appena compiuto 40 anni, rimane una delle giornate più emozionanti di tutta la mia vita: domenica 29 aprile 1990.

Vittorio de Gaetano