E’ vero, non è periodo, questo, per cercare i colpevoli, né per sollevare polemiche. La priorità deve assolutamente andare alla ricerca e alla protezione dei nostri medici che troppo spesso vedono trasformarsi l’ospedale nel quale hanno lavorato per anni in una trappola mortale. Una cosa però è concentrarsi sulle cure, un’altra è censurare i colpevoli qualora ce ne fossero.

Per Sigfrido Ranucci, giornalista di Report i colpevoli ci sono eccome, e ci sono anche le prove, sia scritte, che logiche.

Esempio chiave il fatto che l’OMS non sapesse di sospette polmoniti in Italia risalenti addirittura dicembre, come comprovato da Ranucci, alle cui domande su questi potenziali infetti Covid l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha risposto con dei generici articoli del 2016.

Non solo l’OMS, ma anche lo stato italiano si va ad aggiungere alla lista dei colpevoli: se in buona fede o no è un mistero, ma davvero se esiste la possibilità di sventare una pandemia per essere gettata al vento in nome di una politica pressappochista si può giustificare ciò come “errore in buona fede”?
Ecco la spiegazione in diretta di Sigfrido Ranucci a ‘Un giorno speciale’.

“Polmoniti non riconosciute, protocolli errati e sparizioni: vi dico chi sono i colpevoli di questa catastrofe” ► Sigfrido Ranucci

Si vocifera di un paziente 1 che non fosse il famoso Mattia e infatti poi abbiamo trovato un caso sospetto a Piacenza, sicché la malattia è in giro ormai da mesi.
Alcuni segnali di polmonite anomala che non sono stati colti risalgono addirittura alla fine di dicembre.

C’è stato un mancato adeguamento di un piano nazionale contro le pandemie. L’ultimo risale al 2010, dopo la pandemia dell’aviaria; quando l’OMS aveva raccomandato ai paesi di stilare un piano contro le pandemie era il 2003, con la raccomandazione di aggiornarlo costantemente.
Il nostro dopo il 2010 non è mai più stato adeguato.

Cosa bisognava fare?

C’era un piano nazionale da diramare all’interno delle regioni, bisognava identificare i dispositivi di protezione individuale, quantificati in caso di emergenza per proteggere le prime linee, medici, operatori sanitari per evitare che i presidi medici diventassero focolai, come è accaduto.

Cosa hanno fatto gli altri paesi?

La Germania aveva adeguato questo piano nazionale fino al 2016, la Francia e la Gran Bretagna fino al 2011, la Spagna fino al 2006 e infatti sta pagando un prezzo salatissimo.

C’è un colpevole?

Sicuramente c’è alla base la politica dell'”incrociamo le dita”, poi i 37 miliardi di tagli alla Sanità hanno avuto un peso, la mancanza della formazione, di investimenti su ciò che abbiamo di meglio, cioè il patrimonio umano: medici bravissimi che ci vengono invidiati.
Noi come nazione siamo preparatissimi sui terremoti o altre catastrofi, abbiamo una Protezione Civile che è un’eccellenza, ma siamo un disastro sulle pandemie.
Il piano prevedeva di quantificate i dispositivi di protezione individuale, quanti medici occorrono, chi proteggere per primo.


Dovevano farlo sostanzialmente tre enti:

  • Il Ministero della Salute,
  • Le Regioni,
  • Il Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), che doveva fare da raccordo tra le Regioni e il Ministero della Salute.

Addirittura abbiamo trovato protocolli errati: il 22 gennaio, dopo che la Cina aveva dichiarato il lockdown viene emessa una circolare dal Ministero della Salute: “Come fai a riconoscere un caso Covid? Hai la tosse? Hai la febbre? Hai un’infezione polmonare? Vieni dalla Cina o hai conosciuto persone che vi provengono negli ultimi 14 giorni? Sei un sospetto Covid”.

Succede in seguito a questa circolare, precisamente il 27 gennaio, che il caso della polmonite persistente alle cure sparisce. Rimane solo il link epidemiologico, quello con la Cina.
I medici si fermavano lì e questo ha determinato un ritardo nelle diagnosi che è stato catalizzato da quei due cinesi trovati positivi il 29 gennaio a Roma. Dopo allora a Codogno, grazie all’intuizione di un’anestesista che ha violato i protocolli, si è avuta l’intuizione.

E’ stato un errore cancellare quel sintomo senza il link epidemiologico?

Noi pensiamo di sì, perché il 9 marzo questo protocollo viene nuovamente cambiato e allargato.
L’OMS non sa delle polmoniti anomale di inizio anno, gli abbiamo chiesto informazioni e ci hanno mandato articoli con dati di polmoniti risalenti al 2016
“.


LEGGI ANCHE: