E’ bastato un virus a far crollare miseramente il castello di menzogne intessuto ad arte dall’ordine del discorso liberista.

Discorso che ha sempre sostenuto l’esigenza delle privatizzazioni concorrenziali e dei tagli alla spesa pubblica. Nonché l’esigenza della drastica riduzione degli ospedali pubblici.

Ce lo chiedeva il mercato. Ce lo chiedeva l’Unione Europea. Ce lo chiedeva l’ordine delle cose.

Dal punto di vista del logo liberista gli ospedali pubblici, in sostanza, figurano sempre e solo sotto la voce spese pubbliche inutili. Più precisamente rientrano a pieno tra quelle cose a cui eravamo abituati in quanto “avvezzi a vivere al di sopra delle nostre possibilità”. Ecco un’altra frase utilizzata ossessivamente.

E’ il caso per esempio dell’ospedale Forlanini di Roma, specializzato in malattie polmonari e fatto chiudere impietosamente.

Il coronavirus in Italia ha rivelato la follia della potenza privatizzatrice e dei tagli alla sfera pubblica.

L’orrore liberista sarà ancor più rivelato non appena il coronavirus sbarcherà in forma radicale negli Stati Uniti d’America. Qui in assenza della sanità pubblica le fasce più deboli della popolazione saranno letteralmente condannate a morire da subito. Lì infatti ci si affida alle assicurazioni private, con l’ovvia conseguenza che a poter essere curati sono solo coloro i quali ne abbiano le possibilità economiche.

E’ questa l’essenza del capitalismo: condannare l’umanità alla quotidiana lotta per la sopravvivenza, facendo sì che taluni abbiano il superfluo e altri manchino del necessario.

Eccola la libertà dei liberali: quella di mandarsi in rovina a vicenda, di avere tanta libertà quanta materialmente se ne possa acquistare.

Così il coronavirus spazzerà via masse di “deplorevoli” come li appellò senza ritegno Hilary Clinton. Agirà come agirebbero se solo potessero i dominanti, rimuovendo nel vero senso della parola quante più persone possibile delle fasce deboli.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro


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