A differenza di quanto sostenuto da Giorgio Agamben non penso che il coronavirus sia stato creato ad hoc come metodo di governo liberista. Penso tuttavia che il liberismo non abbia perso tempo per impiegarlo in quel senso.

A corroborare tale tesi sono molteplici fenomeni:

  • Il telelavoro, da tempo sogno irrealizzato del capitale, che ora diviene necessità inappellabile. Il telelavoro, che per l’ordine del discorso è una grande opportunità è il superamento divisorio tra casa e azienda, tra tempo della vita (lebenswelt) e tempo del profitto.
  • La sospensione della democrazia. In situazione di emergenza “ci vuole un uomo forte”, più volte lo abbiamo sentito dire. Le procedure democratiche si possono bypassare e in nome del coronavirus la democrazia è sospesa. “Pro tempore”, ci dicono, ma intanto è sospesa.
    In nome della sicurezza si restringono libertà che in condizioni normali sarebbero inalienabili e chi solo fa notare la non-normalità delle cose viene ostracizzato immediatamente.
  • L’approvazione del diabolico Meccanismo Europeo di Stabilità, quello col quale si finirebbe per essere sotto permanente ricatto dei mercati, i quali ci darebbero danari da utilizzare sotto condizione e sotto debito. Sotto debito perché dovremmo restituirli con condizioni usuraie e sotto condizione perché potremmo utilizzarli sempre e solo in nome di riforme liberiste nemiche dei lavoratori e dello Stato.

Se dovesse passare il Mes esso segnerebbe il tramonto definitivo dell’Italia.
Se dovesse passare sarebbe conclamato il fatto che lo stato d’emergenza e la sospensione della democrazia hanno avuto un ruolo chiave per questo fine.

Sarebbe poi provato il fatto che l’Unione Europea è un progetto che procede il palese antitesi con le esigenze vitali dei popoli d’Europa.
Un po’ come dire che mentre affondiamo l’Unione Europea non ci lancia un salvagente, ma direttamente un’incudine.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro


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