Se poteste scegliere una persona con cui evitare di litigare vita natural durante chi sarebbe? E perché proprio Zlatan Ibrahimovic?
Un Ibrahimovic per giunta al quadrato quello in cui ci imbattiamo nel quinto episodio delle migliori liti in TV: lo svedese, non certo noto per abilità nei rapporti diplomatici, è reduce da una doppietta in Milan-Auxerre nella prima giornata di Champions 2009-2010 e si presenta in studio con una voglia di parlare tipicamente non sua. Un po’ alla “aspettavo questo momento da una vita” dei cattivi di Holliwood. Ibra aspettava quel momento da quando era a Barcellona, periodo forse peggiore della sua carriera nel quale Sacchi non gli risparmiò critiche.

“Se vuole dirmi qualcosa venga da me”

Così con lo stesso tono di un parcheggiatore abusivo quando gli si chiede lo scontrino, Ibrahimovic inizia la sua intervista: “Sacchi sembra geloso perché sta parlando troppo“.

Un silenzio assordante travolge lo studio, nel quale fino a poco prima si tessevano le lodi dello svedese, (forse per farlo stare buono, in previsione di…).
Ad ogni modo, obiettivo fallito: “Se vuole qualcosa deve venire da me“.
Sacchi, al quale va tutta la nostra solidarietà (ci mancherebbe), pur non digerendo le parole di Ibra si lascia andare a un timido “io non voglio niente“.
Il modo in cui il leggendario allenatore del Milan è spiazzato dalle parole del calciatore spiazza a sua volta i giornalisti in studio, Maurizio Pistocchi prova quindi a intervenire: “Un critico ha il diritto di criticare“, allora Ibra tenta lo scontro sul piano dialettico (“Va bene ma secondo me non è obiettivo, e troppo negativo”) fallendo miseramente mezza dichiarazione dopo: “Se non gli piace il mio gioco non lo guardi“.

Forse si tratta della prima lite senza toni accesi che si ricordi nella storia delle liti.
Sacchi con coraggio prova però un affondo in chiusura che ci starebbe tutto.
Impara l’educazione.
Ma Ibrahimovic da buon rigorista, spiazza Sacchi anche qui, con un “sì, sì” che non sembra proprio l’espressione di un alunno bacchettato dal professore, bensì quella del padre che va al colloquio.
Il menefreghismo dello svedese mette tutti a tacere, si sente un “vabé” di rassegnazione: la morale? Magari si può dedurre che non è tutto oro quel che luccica, si potrebbe dire che se i calciatori fossero tanto bravi quanto educati sarebbe un mondo migliore, ma in ogni caso se c’è Ibra nelle vicinanze, non parlate troppo, che forse è la lezione migliore da imparare per mantenersi in buona salute.


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