Assoluzione piena in Cassazione per Ignazio Marino, finito sotto accusa per la vicenda degli scontrini delle cene di rappresentanza, ai tempi del suo mandato da sindaco di Roma.

A seguito dell’annullamento, senza rinvio, della condanna a due anni di reclusione per l’ex sindaco di Roma, alcuni colleghi di Marino si sono espressi via web sulla vicenda. Tra questi figura l’attuale presidente del Pd, Matteo Orfini che, nel 2015, era commissario del partito nella Capitale ed aveva votato a favore della mozione di sfiducia nei confronti dell’allora sindaco Marino.

Alcuni, compreso qualche dirigente del Pd, mi chiedono di scusarmi per la scelta di avere sfiduciato Ignazio Marino. Ovviamente non credo di doverlo fare, perché quella scelta l’ho assunta spiegando fin dal primo momento che non era legata all’inchiesta” ha sottolineato Orfini in un post su Facebook, ribadendo il proprio punto di vista “Marino non era adeguato a quel ruolo, stava amministrando male Roma, la città era un disastro”.

Una presa di posizione netta, quella del presidente del Pd, che sembra fare il paio con quanto promesso e non portato avanti dall’ex sindaco di Roma nel corso del suo mandato.

Tralasciando alcuni ‘scivoloni istituzionali’ collezionati negli anni e focalizzandoci solo sul suo passato programma elettorale per concorrere alla carica di sindaco, Marino si era prefissato, tra gli obiettivi, di tutelare i diritti e di sostenere le famiglie numerose, una dichiarazione d’intenti che non ha trovato riscontro nell’effettivo. L’ex sindaco aumentò infatti, nel 2014, le tariffe degli asili nido e annullò l’esenzione per chi ha più di tre figli, con la conseguente scesa in piazza dei cittadini, indignati dalla delibera promulgata da Marino.

L’impegno dell’ex sindaco di prestare maggiore attenzione e di promuovere eventi nelle periferie si è tradotto in iniziative in centro città, definite da Sveva Belviso, capogruppo Pdl, come “radical chic e di passerella, mortificando il resto della città con un approccio elitario“.

Annunciata in campagna elettorale e non mantenuta anch’essa, la promessa di nominare una politica donna vice sindaco nella propria giunta. Al suo fianco, figurò invece Luigi Nieri.

Fallito anche il piano di risanamento dei conti dell’Atac dell’ex sindaco di Roma, che aveva puntato in campagna elettorale su un adeguato “funzionamento dei trasporti pubblici“.

In evidenza anche l’emergenza rifiuti, punto caro alla giunta Marino. A seguito della chiusura della discarica di Malagrotta su decisione dell’ex sindaco durante i primi 100 giorni del suo mandato, i romani si sono ritrovati sommersi dall’immondizia e l’azienda che dovrebbe occuparsene, l’Ama, non era riuscita a gestire il servizio in modo efficiente. La situazione è degenerata, portando al degrado della Capitale, nonostante i tentativi di Ignazio Marino di attuare un adeguato piano rifiuti.

Non è stata gestita bene neanche la questione delle buche a Roma, per il quale l’ex sindaco di Roma aveva previsto un piano apposito per rifare il manto stradale.

Un altro mancato appuntamento per l’ex sindaco Pd, che ha mostrato negli anni, agli occhi del suo elettorato e dei cittadini romani, di non riuscire a gestire una città già difficile da governare.