Ospite a Radio Radio, l’illustre economista è intervenuto sull’affaire Carige.

Nuovo appuntamento con il Prof. Antonio Maria Rinaldi, ospitato questa mattina a “Un giorno speciale” con Francesco Vergovich. Sulla questione della banca Carige (“Acronimo di Cassa di risparmio di Genova”, come sottolinea l’economista), posta come domanda da Fabio Duranti, il docente di Economia Politica alla Link Campus University di Roma ha premesso che “se chiude un supermercato è molto probabile che, nelle vicinanze, ne apra un altro, se chiude una banca invece, ne chiudono altre. Per essere ancora più attinenti, se chiudono i famosi negozietti storici di frutta e verdura, apre subito un supermercato, anzi, in genere, quando apre quest’ultimo esercizio commerciale, chiudono i primi rapidamente. Questo sistema, invece, non funziona con le banche: se una banca si trova in situazioni di fallimento, non è che ne apre subito un’altra, anzi, chiude, perché a livello sistemico sono tutte collegate.

C’è una normativa europea, chiamata Bail-in” ha proseguito Antonio Maria Rinaldi che prevede nel caso dei problemi, a livello generale, di una banca (non è il caso della Carige), ci siano dei soggetti determinati che pagano il dissenso della banca, ad iniziare dagli azionisti agli obbligazionisti, con certi gradi di rischio, fino ad arrivare, addirittura, ai correntisti. Poi ci sono certe tutele, come il fondo interbancario tutela-deposito, che dovrebbe tutelare i depositi fino a 100 mila euro, però il fondo è limitato. Se dovesse esserci un problema, e mi auguro che questo non avvenga mai, anche il discorso dei 100 mila euro potrebbe venire meno per una questione di risorse non sufficienti.”

Il famoso articolo della nostra Costituzione prevede la tutela dei risparmi sotto ogni forma e ci sono delle istituzioni preposte, da parte dello stato italiano, affinché controllino preventivamente che tutto proceda correttamente. E’ vero anche che, nel frattempo, si è inserita la Banca Centrale Europea, che gestisce anche la vigilanza bancaria nei confronti di banche che hanno un certo livello di grandezza. Vorrei ricordare che i nostri amici tedeschi hanno una rete di piccole banche regionali che sono rimaste fuori dalla vigilanza della BCE e sono, di conseguenza, soggette al controllo della Bundesbank.” ha specificato Rinaldi e, tornando al discorso sulla banca Carige, ha detto che quest’ultima “ha un problema che si tira avanti da otto anni. Sono stati fatti in precedenza dagli azionisti degli aumenti di capitale, si è aggravata la situazione nell’ultimo periodo, perché c’è anche qui una normativa europea che prevede di liquidare e vendere i cosiddetti ‘crediti deteriorati’, o in sofferenza, pulendoli dai bilanci.

E ancora: “Questi crediti vengono venduti anche a meno del 20% del valore nominale, ed è quello che sta avvenendo. Alla Carige avevano degli NPL che sono stati venduti ma ancora non avevano ben sistemato la situazione, gestioni, diciamo, non del tutto cristalline negli anni passati. Poi sono stati fatti degli aumenti di capitale, è stato rinnovato il consiglio d’amministrazione con delle persone che, specifico, sono state riconfermate dal provvedimento della BCE.  Uno dei membri del consiglio di sorveglianza, che deve avere la tutela del Cda, è il professor Gianluca Brancadoro, che è una persona di altissimo livello professionale e ha già in precedenza risolto altre situazioni bancarie. Ho la massima fiducia che il problema sarà risolto da lui in uno dei modi migliori possibili.”

Le previsioni future dell’affaire Carige possono essere tre: se ci sarà l’aumento di capitale da parte degli azionisti storici, la banca ritornerà con i parametri previsti dalla BCE; se, nella seconda ipotesi, ci sarà un pool di banche che subentrerà nell’aumento di capitale e risolverà la problematica. Nella terza ipotesi invece, poiché lo stato italiano si è reso disponibile a dare garanzia se la banca emetterà obbligazioni per acquisire liquidità, se questo non sarà possibile, lo stato diventerà azionista della banca, anche se quest’ultimo credo sia il caso della Carige” ha specificato il prof. Antonio Maria Rinaldi.

Parliamoci chiaro: ad oggi non c’è nessuno che ci ha rimesso dalla Carige, perché il titolo è franato. Non ci sono situazioni che si sono ritrovati con il cerino in mano, come invece è successo da altre parti, in altre banche” ha ribadito l’economista e, sulla fatturazione elettronica, ha detto che, se avesse “ la bacchetta magica, ne toglierei l’obbligo.