Un compleanno trasformato in tragedia. A Fidene, quartiere di Roma, un ragazzino di soli nove anni è stato colpito al volto con un bastone da tre coetanei mentre festeggiava con amici e familiari. L’episodio ha riportato al centro del dibattito pubblico il tema delle baby gang e del vuoto educativo che le alimenta.
L’aggressione durante la festa
La vicenda si è consumata venerdì pomeriggio nel Parco delle Magnolie. Tre bambini di 7, 9 e 11 anni hanno interrotto i festeggiamenti, insultando e colpendo il piccolo festeggiato con un bastone. Trasportato d’urgenza al Policlinico Umberto I, il bimbo ha riportato gravi fratture al volto, tanto da dover essere sottoposto a un intervento chirurgico maxillo-facciale. È fuori pericolo, ma resta in ospedale con prognosi riservata.
“Un vuoto che li divora”
Sull’episodio è intervenuto lo psichiatra Paolo Crepet ai microfoni di Un Giorno Speciale, che da anni lancia allarmi sulla violenza giovanile: “Sette, nove, undici anni: è allucinante il vuoto che li divora”. Un vuoto che, secondo Crepet, non è solo individuale, ma riguarda la società nel suo complesso, incapace di offrire ai giovanissimi modelli e alternative alla brutalità.
Responsabilità familiari e istituzionali
Gli aggressori sono stati identificati, ma, essendo minori di 14 anni, non sono imputabili penalmente. Spetterà alla Procura dei Minorenni e ai servizi sociali valutare eventuali provvedimenti. Crepet sottolinea: “Non ci sono genitori, non ci sono istituzioni: è salvatevi chi può”. Una denuncia che chiama in causa direttamente il ruolo educativo delle famiglie, ma anche quello di scuola e politica, accusate di aver abbassato lo sguardo di fronte al fenomeno.
Una società che produce violenza
La comunità di Fidene, sconvolta dall’accaduto, chiede maggiore sicurezza nei parchi e un presidio costante delle forze dell’ordine. Ma per Crepet la questione è più radicale: “Una società che produce violenza a nove anni è una società cieca”. Un monito che supera la cronaca e invita a riflettere su come stiamo crescendo i nostri figli e su quale direzione stia prendendo l’intero tessuto sociale.










