C’è un Vasco Rossi che il pubblico italiano ricorda come l’incendiario, colui che con le sue canzoni scuoteva le coscienze e metteva in discussione ogni potere.
Il passaggio all’omologazione
“Un certo tipo di musica e di arte emotiva è scomparsa… conviene piuttosto venderti un Alexa in più che ti dice quello che devi fare”. La ribellione di Vasco non era solo estetica, era sostanza: parole e melodie che facevano riflettere e far sentire il proprio spirito libero. Brani come Gli Spari Sopra rappresentavano “la ribellione di fronte a un potere che finché era forte noi dovevamo subire gli spari”.
Col tempo, però, il ribelle si è trasformato. Contri interviene in diretta sintetizzando questa evoluzione amaramente: “Si nasce incendiari e si muore pompieri”. La capacità di contestare l’establishment ha lasciato spazio a un adeguamento al sistema, un modo per mantenere il successo e riempire gli stadi. L’artista, pur continuando a esibirsi, ha cambiato il modo di interagire con la società e con il potere, diventando più prudente, meno ribelle.
Le radici della ribellione
Nonostante l’evoluzione, la memoria dei collaboratori storici resta viva. Si ricorda l’importanza di figure come Massimo Riva e Maurizio Solieri: “I loro contributi hanno fatto la storia dei brani di Vasco”. Anche l’influenza di musicisti internazionali come Steph Burns ha aggiunto un soffio di rock di gran livello, confermando che la ribellione non era solo nei testi, ma anche nella forma musicale.
Riflessioni sul tempo e sui cambiamenti
Questo porta a ragionare anche sull’evoluzione naturale delle persone: il corpo e la mente cambiano, e gli artisti non fanno eccezione. “Leggevo stamattina di Bruce Willis che non ricorda più neanche i film che ha fatto… non è quel Bruce Willis lì”, ricordiamo che il tempo trasforma anche le icone.










