Nuova stretta contro le proteste pro-Palestina nel Regno Unito. Greta Thunberg è stata fermata e arrestata a Londra con l’accusa di violazione della legge antiterrorismo, per poi essere rilasciata su cauzione dopo alcune ore di detenzione. Il motivo? Aver espresso solidarietà a militanti detenuti appartenenti a un’organizzazione considerata “proibita” dalle autorità britanniche.
L’attivista svedese è stata arrestata durante una manifestazione pacifica nel centro della capitale, organizzata per contestare le nuove misure restrittive introdotte dal governo laburista di Keir Starmer. Una svolta che sta alimentando forti polemiche in un Paese che da sempre rivendica la libertà di espressione e di protesta come pilastri democratici.
Greta Thunberg arrestata durante la protesta per i detenuti di Palestine Action
Il raduno era dedicato a otto attivisti del gruppo Palestine Action, detenuti in custodia cautelare e impegnati da oltre cinquanta giorni in uno sciopero della fame per protestare contro le loro condizioni giudiziarie e carcerarie. Il gruppo è stato recentemente messo al bando, decisione che ha suscitato critiche a livello internazionale.
Palestine Action è noto per azioni di disobbedienza civile e per episodi di vandalismo, come l’imbrattamento di velivoli militari in una base della Royal Air Force, ma senza precedenti di violenza contro le persone. Nonostante ciò, il gruppo è stato inserito nella stessa lista nera di organizzazioni terroristiche come Isis e al-Qaida, scelta duramente contestata da Amnesty International e persino da alcuni organismi delle Nazioni Unite.
Secondo Scotland Yard, la responsabilità contestata a Greta Thunberg (che resta formalmente indagata) consiste nell’aver mostrato un cartello con la scritta: “Sostengo i prigionieri di Palestine Action, mi oppongo al genocidio a Gaza”. Un gesto considerato sufficiente per configurare automaticamente un reato ai sensi del Terrorism Act. Negli ultimi mesi, oltre 3.000 persone sono state arrestate con accuse simili, in larga parte manifestanti pacifici, inclusi molti anziani.
Intanto, lo sciopero della fame degli otto detenuti pro-Palestina è diventato il più lungo mai registrato nelle carceri britanniche dal 1981, quando il militante nordirlandese Bobby Sands e altri prigionieri morirono dopo settimane di digiuno durante il governo di Margaret Thatcher. La differenza, sottolineano i critici, è che oggi sotto accusa c’è un esecutivo laburista, accusato di aver rifiutato ripetutamente il dialogo con i legali dei detenuti.
Alcuni dei manifestanti in sciopero sono stati ricoverati in ospedale e versano in condizioni definite gravissime, con un rischio concreto di morte, secondo familiari e medici. Una vicenda che sta diventando un caso politico e umanitario di portata internazionale.










