SINNER BATTE LA NAZIONALE DI CALCIO, FLOP ANCHE IN TV E SHARE AL RIBASSO – Per decenni il calcio è stato molto più di uno sport in Italia: è stato un linguaggio comune, un collante sociale, un rituale collettivo capace di fermare il Paese. Dalle notti magiche ai derby che spaccano le città, dalle domeniche davanti alla TV generalista ai campetti pieni di bambini, il pallone ha incarnato l’idea stessa di sport nazionale. Nessuna disciplina è mai riuscita davvero a scalfire il suo primato: né la Formula 1 degli anni d’oro, né la pallavolo dei fenomeni, né il ciclismo delle grandi imprese.
Per questo il sorpasso registrato nei dati d’ascolto dell’ultimo weekend non è un semplice fatto televisivo: è un segnale culturale. La finale delle ATP Finals di Torino, giocata da Jannik Sinner, ha fatto registrare numeri che fino a pochi anni fa sarebbero sembrati impossibili per qualunque sport diverso dal calcio. Un risultato che, accostato al flop di audience della Nazionale, rappresenta uno scossone importante.
7 milioni di spettatori totali e uno share del 36% per il roscio più famoso del nostro stivale: 2 punti in più di quello del match degli Azzurri contro la Norvegia.
E a essere sinceri, non è nemmeno sorprendente: la Nazionale italiana, da anni, offre prestazioni mediocri, risultati deludenti e un senso di disaffezione crescente. È questo contesto — più che un episodio isolato — che ha spinto il vicedirettore del Messaggero Alvaro Moretti a parlare senza mezzi termini di un calcio italiano “in coma”, ormai sorpassato non solo sul campo, ma anche nel cuore (e nei telecomandi) degli italiani.
Nazionale, Alvaro Moretti: “La gente ha capito e ha scelto Sinner: lo share parla chiaro”
Moretti non usa giri di parole: “L’elemento chiave di questo fine settimana è che la gente ha capito e ha scelto Sinner”. Secondo lui, nonostante i diversi orari e la differenza di importanza tra gli eventi, il confronto è impietoso: “Messa in un orario in cui davanti alla televisione ci sono persone che accendono la tv e nemmeno la guardano, l’Italia fa comunque uno share più basso, e anche abbastanza nettamente, rispetto a quello che ha fatto Sinner”.
E sottolinea un punto importante: il pubblico del tennis è un pubblico che sceglie davvero cosa guardare, perché comprende anche gli abbonati delle pay-tv: “Dentro quell’audience c’è un pubblico che paga un abbonamento ben più pesante… quindi è un pubblico che sceglie attivamente”.
Conclusione?
“Molto chiaramente, il calcio non è più il primo sport italiano dal punto di vista dell’interesse nazionale”.
“Il calcio italiano è un continuum di mediocrità”
Per Moretti il problema non è l’emergenza contingente, ma un declino strutturale: “Parliamo di un tempo lunghissimo nel quale l’Italia versa in questo stato… tolta la parentesi magica dello strano Europeo del 2021, l’Italia è un continuum di mediocrità”.
E non vede soluzioni rapide: “Nel calcio non ci sono scorciatoie, la prestazione si costruisce. Non ci sono soluzioni pratiche.”
Anche quando la Nazionale arriva lontano in Nations League, per Moretti è più un equivoco che merito: “Le grandi ci sottovalutano, e quando poi gli va di giocarsela ci fanno la testa come un dindarolo…”
“Il pubblico allo stadio? Va per moda, non per lo spettacolo”
Un passaggio durissimo riguarda la qualità del calcio italiano e il suo pubblico: “Alla gente non gliene frega niente dello spettacolo che vede, perché sta assistendo a un campionato pieno di 0-0. Allo stadio ci si va per moda”.
E rincara: “Una parte importante degli stadi è occupata da gente che se non ci va perde il posto nella società, e in parecchi casi pure un posto di lavoro.”
Per lui il calcio non è più un’attività primaria dello sport italiano: “Se proponi una grande finale di pallavolo femminile fai gli stessi ascolti della Nazionale. E fino a pochi anni fa non era così.”
Non solo una questione di Share – Sinner, il paragone con il progetto tennis: “C’è stato un lavoro di 15 anni, nel calcio solo errori e questa Nazionale è la logica conseguenza”
Moretti riconosce che il boom del tennis non è nato per caso: “Non è un caso quello che è successo con Sinner… abbiamo avuto due italiani ai Masters, una coppia di doppio semifinalista, una finalista alle WTA Finals (Jasmine Paolini, ndr). È un lavoro molto importante, durato quindici anni”.
E accusa la Federazione calcio di aver fatto l’opposto: “La federazione italiana negli ultimi 10-15 anni ha fatto solo errori.”
“Il problema sono i giocatori: se potessero, neanche ci andrebbero in Nazionale”
Ad Alvaro Moretti non interessa discutere di tattica o di allenatori: “Gli allenatori bravi più o meno li abbiamo messi tutti in Nazionale. Il problema sono i giocatori”.
È un giudizio spietato: “Penso che ai giocatori, della Nazionale, non importa niente. La gente l’ha capito”.
E la frase più forte arriva alla fine: “Se io dovessi scegliere quello spettacolo non lo farei mai… Ma sai perché? Perché prima non lo scelgono i giocatori della Nazionale. Se potessero, non ci andrebbero nemmeno loro per primi”.
Moretti insiste sul tema dell’appartenenza: “Non riescono mai a essere un corpo unico, a saldarsi, a sentirsi parte di qualcosa. A meno che non abbiano un mese chiusi in albergo… meglio ancora se c’è uno scandalo fuori, come nel 2006”.










