Spunta un retroscena su alcune dichiarazioni e volontà espresse da Marcell Jacobs, il velocista italiano che nel 2021 si è laureato campione olimpico.
La vetta più alta della sua carriera sportiva è stata raggiunta nell’estate 2021. Precisamente il 1 agosto di quel’anno, quando Marcell Jacobs si laureò campione olimpico nella finale dei 100 metri maschili. Mai un corridore italiano aveva vinto la medaglia d’oro in questa specialità, una grande classica dell’atletica leggera internazionale.

Peccato che Jacobs, dopo quella Olimpiade straripante disputata a Tokyo, non è riuscito a mantenere la continuità ed i ritmi precedenti. L’atleta azzurro, originario di Desenzano del Garda, tra infortuni e prestazioni poco brillanti non ha più raggiunto certe vette. Si è laureato campione d’Europa dei 100 metri e ha vinto altre medaglie con la staffetta 4×100, ma sta facendo fatica a ritrovare la forma migliore.
Oltre ai tanti stop muscolari, come quello subito di recente per la lesione al retto femorale che lo terrà fuori per settimane, Jacobs ha un carattere particolare. Uno sprinter fortissimo, dalla fisicità impressionante, che però non nasconde anche delle importanti fragilità personali. Lo ha raccontato Nicoletta Romanazzi, la mental coach più celebre tra gli sportivi italiani.
La mental coach di Jacobs svela un retroscena sul campione olimpico: nessuno se lo aspettava
La Romanazzi ha fatto sapere, in un’intervista con il Corriere della Sera, di come sia stata già in passato molto vicina a Marcell Jacobs, provando a riportare il campione olimpico sui giusti binari quanto meno a livello mentale, innescando la giusta energia e consapevolezza anche nei momenti difficili.

La mental coach ha svelato un clamoroso retroscena, che risale proprio a Tokyo ed alla medaglia d’oro olimpica. “Jacobs mi mandò la mattina delle semifinali le prime pagine dei quotidiani. Disse che era una figata, ma io sapevo che c’era anche tutta la sua paura. Dopo la semifinale, tostissima, mi telefona dicendo: ‘Io non corro. Non ho più gambe, va bene così, sono il primo italiano a essere arrivato in finale’. Mi sono presa 20 minuti, abbiamo fatto un bel lavoro sulla respirazione, gli ho ricordato il suo sogno di bambino, l’ho rimesso in contatto con i suoi punti di forza, ho allineato mente e corpo e poi è andata come è andata”.
Dunque il racconto della Romanazzi conferma come Jacobs sia un campione troppo spesso sopraffatto dall’ansia e dalle paure, come accaduto anche ad altri grandi fuoriclasse dello sport. In queste settimane la coach dovrà tornare a motivarlo, visto che i tanti stop muscolari potrebbero aver innescato nuovamente alcune tensioni mentali.
Oltre a Jacobs, Nicoletta Romanazzi segue moltissimi altri sportivi che non vogliono far sapere delle proprie fragilità: “Marcell è stata una testimonianza molto importante, ma ho ancora atleti di alto livello che non vogliono farlo sapere. Alcuni per pudore, molti perché sono gelosi e non vogliono svelare i loro segreti. A volte c’è scetticismo anche nell’iniziare il percorso, Jacobs non ne voleva sapere e aveva già detto no a diverse persone: ma io adoro le sfide e ci siamo trovati subito”.