Le grinfie degli investitori sulle case dei più deboli: lo scenario da brividi dopo la direttiva UE

Come senz’altro sapete, nei giorni scorsi è stata approvata la direttiva dell’Unione Europea che prevede la svolta green per le case. Si punta all’obiettivo ambizioso, e forse anche impossibile, delle emissioni zero. In sostanza, per ridurre la questione al nocciolo essenziale, dovremo aggiornare le nostre case secondo i parametri stabiliti dall’Unione Europea.

Più che lecita pare la domanda se l’obiettivo sia realmente il rispetto dell’ambiente o la valorizzazione del valore a beneficio di qualcuno. perché già da tempo andiamo sospettando che il verde della green economy sia quello dei dollari, assai più di quello dell’ambiente. Detto altrimenti, e per semplificare un poco, la green economy, fingendo di tutelare l’ambiente, mette a profitto le tragedie ambientali prodotte dal capitalismo.

Genera fonti rinnovabili di business per la classe dominante transnazionale, e insieme svolge una funzione apotropaica, da che dirotta lo sguardo dal vero ambientalismo coincidente con l’anticapitalismo. Come non mi stanco di ribadire ad nauseam, ritinteggiare di verde il capitalismo lasciandolo così com’è non è una soluzione reale. Può servire tutt’al più a produrre business a beneficio di taluni, impiegando la questione ambientale come alibi.

Su Il Tempo, ad esempio, nei giorni scorsi è uscito un articolo interessante che fa notare come circa 40 investitori stranieri siano già pronti a “fare man bassa”, questa l’espressione utilizzata dal Tempo, cioè a rilevare per un pugno di noccioline le case degli italiani che non saranno nelle condizioni economiche di fare fronte agli impegni di efficientamento in chiave green. È un’ipotesi che non mi pare del tutto implausibile, a dire il vero. In effetti, cosa accadrà a chi, per una ragione o per un’altra, non si troverà nelle condizioni di adempiere agli obblighi imposti in tema Green dall’Unione Europea? Verrà multato? Sarà costretto a vendere la casa ad altri? Riceverà delle agevolazioni per potersi adeguare? O che altro? Tante domande, poche risposte, mi pare di poter dire.

Conoscendo bene l’essenza dell’Unione Europea come unione delle classi dominanti europee contro le classi lavoratrici e i popoli d’Europa, qualche legittimo sospetto può in effetti sorgere. Fino ad oggi, in effetti, ben pochi provvedimenti sono stati presi da Bruxelles a beneficio del lavoro e dei cetimedi. Voi ne ricordate qualcuno, ad esempio? La massima parte delle decisioni firmate da Bruxelles, ormai lo sappiamo bene, vanno a beneficio esclusivo delle banche del grande capitale.

E sorge allora il più che legittimo sospetto che anche quest’ultima misura in chiave green possa leggersi in questa direzione, con tutte le conseguenze tragiche che potrebbero ovviamente derivarne e che, appunto, il tempo ha già provato a mettere in luce. Insomma, davvero sembra che un poco alla volta si stia producendo quello che, con Orwell, voglio chiamare il collettivismo neoligarchico, ovvero una società piramidale in cui in cima pochi oligarchi plutocrati detengono il monopolio del capitale e in basso una base sterminata di nuovi miserable, di nuovi descamisados che un poco alla volta perdono tutto, magari anche la casa grazie alle strategie dell’efficientamento imposto dall’Unione Europea. D’altro canto ricordate bene che l’Unione Europea sta da tempo seguendo questa linea fondamentale e non ci stupiremmo davvero se questo fosse il risultato ultimo.

Come del resto, ricordate bene quella locandina del forum di Davos che profeticamente dice: “Nel 2030 non avrai più nulla e sarai felice”.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro