La notizia della loro separazione ha fatto il giro del mondo e ha scosso le cronache sportive nell’Ottobre del 2023. Al momento dell’annuncio, Matteo Berrettini e Vincenzo Santopadre, si lasciavano alle spalle 13 anni di collaborazione e successi tennistici condivisi. Ora l’allenatore ed ex tennista romano classe 1971 ha voltato pagina e si è raccontato in una lunga intervista ai microfoni di TVPlay.

Sul nuovo “fenomeno” pickleball

“Il Pickleball è uno sport che ho provato e mi ha incuriosito tanto, tra l’altro in America sta spopolando. Ho fatto un torneo a Phoenix e mi sono divertito molto. In Italia se arrivassimo un po’ prima sarebbe meglio, ma credo che piano piano anche qui stia aumentando il mercato di uno sport come questo. Abbiamo tanta gente che parla e gioca a padel che pur essendo un movimento molto fresco è altresì sviluppato. Credo che qualche cliente possa rubarlo perché a livello fisico è meno intenso e giocarci è un po’ più semplice”

Sul suo presente e sul futuro

“In questo momento lavoro in un circolo presso il quale ho disputato gli ultimi anni di carriera agonistica da atleta. Per me è una seconda casa a tutti gli effetti. Allo stesso momento sono molto attento a valutare nuove situazioni e capire cosa fare da grande. Il futuro dipende dalle relazioni che hai intrattenuto nel corso del tuo operato professionale. Il mercato degli allenatori non è semplice, anzi, perché alla fine sono spesso sempre gli stessi che cambiano i giocatori e non è scontato avere nuovi inserimenti. Tutto poi dipende dalla volontà che uno sente nel voler continuare a frequentare quel mondo”

“A me piacerebbe lavorare con atleti giovani, dei nuovi Sinner per intenderci, perché è molto più facile riuscire a trasmettere e lavorare sulla mentalità e la cultura del lavoro, quindi meccanismi grossi e importanti. Con un atleta più formato e sviluppato è normale che si lavori soprattutto sui dettagli. Non dico che una cosa sia meglio di un’altra ma a me stimolerebbe di più sentire che ho margine di poter incidere su un giocatore, crescendo insieme a lui anche nella formazione della persona”

Sulla collaborazione con Matteo Berrettini

“Ogni situazione è diversa. Il percorso con Matteo è stato anomalo perché la maggior parte dei giocatori si lascia influenzare dal risultato. Quando arriva un nuovo allenatore e i risultati non arrivano subito hanno fretta di cambiare qualcosa perché questo sport ti impone di avere fretta, ma è proprio lì che bisogna avere la capacità di dare tempo all’allenatore di avere la chance di incidere. Tempo ed equilibrio sono due parole fondamentali per la crescita di un atleta e di un allenatore. Nel momento in cui il giocatore inizia a sentire che l’ascolto non è più lo stesso o inizia ad avere dubbi, un giocatore sano ed equilibrato non deve far passare ulteriore tempo perché ne va della sua carriera”

Sui “sottili equilibri” del tennis

“Sappiamo benissimo tutto quello che accade ad un personaggio pubblico e professionista dello sport: viene idolatrato se vince una partita e affossato all’opposto. Tante volte bisognerebbe conoscere più a fondo le situazioni perché parliamo pur sempre di uno sport individuale e i livelli sono molto sottili. Basta poco per cambiare le sorti di un match. In uno sport di squadra se uno non è al top non è un grandissimo problema”

Sul calo di Berrettini e su Jannik Sinner

“Il calo di Berrettini è mentale più che tecnico e tattico. Sinner? Credo che possa farcela a vincere uno slam quest’anno e deve farlo cercando di essere il più sereno possibile. Tutti si aspettano molto da lui, dovrà essere bravo a restare fuori dall’ansia di vincere e continuare nel suo percorso naturale”

Federer, Nadal o Djokovic?

“A malincuore dico Djokovic. Come forza assoluta intesa come risultati direi che parlano chiaro, poi se parliamo di gesto estetico dico Federer. Il più tecnico di sempre è lui. Nadal è più fisico rispetto ai due e si vede che fa più fatica quando gioca, ma come attitudine nessuno è meglio di lui. Anni fa c’era stata una misurazione sui giri che compiva la palla e credo fossero in testa sia Berrettini che Nadal col dritto”

Sulla nazionale italiana di tennis

“Mi piacerebbe allenare la nazionale di tennis italiana. Credo sia l’ambizione di ogni allenatore poi a me piace molto il gioco di squadra. E’ un mestiere diverso dal coach classico e servono altre caratteristiche”

Sul “periodo” di Musetti

“Musetti sta attraversando un periodo diverso più che difficile. La futura nascita del figlio sicuramente lo sta facendo crescere e resettare, ma ha il tempo e i mezzi di migliorarsi. Mi preoccuperei di controllare questi fattori. Sinner sia a parole che nei fatti ha sempre dimostrato di voler migliorare e questo è fondamentale”