La seconda Juve di lungo muso di una stagione costruita sul cinismo dice molto di questa squadra.
Perché forse neppure Max Allegri, partendo con la coppia titolare Milik-Yildiz si aspetta quel che poi verrà registrato nei tabelloni.
È al 12esimo che il polacco ritrova un gol che mancava da ottobre, ma prima che possa lasciarsi prendere la mano, il Frosinone la sua prova a dirla.
Durerà trenta minuti l’impressione che i ciociari possano dire la loro, nella gelida serata torinese. Poi divampa il polacco.

Chi agisce dietro le telecamere è l’operaio McKennie, che però educa il piede e lo rende borghese per servire a Milik un 2-0 che l’attaccante stoppa di petto e mette alle spalle di Cerofolini da due passi.

È il 38esimo quando il Frosinone inizia a vedersi Salernitana di coppa.
Ci si mette pure Mazzitelli appena rientrati dalla pausa, con un passaggio troppo corto per il suo estremo difensore, ma non per Locatelli. Il centrocampista serve un 3-0 troppo semplice per non essere segnato da Milik, ma lo spettacolo – complice un Frosinone ormai assente – non è concluso.
Manca il prospetto, il diamante non proprio grezzo che in partite del genere si tranquillizza e ha tutto per fare male.
Lo aizza McKennie, che alza un pallone su cui Yildiz non può perdonare.

La forma è sostanza, e il taekwondo con cui il giovane turco mette alle spalle di Cerofolini il 4-0 è della stessa sostanza di cui sono fatte le stelle.

C’è tempo per una sfuriata di Di Francesco e per un lampo di Nicolussi prima che l’arbitro possa mettere fine alle avversità.
La Juve trova la Lazio in semifinale, e con prospetti di questa caratura a disposizione (Chiesa escluso) può davvero arrivare fino alla fine.