L’indagine annuale su industria e salari porta alla luce risultati inquietanti per i lavoratori

Nel 2022 l’industria italiana ha registrato una crescita del fatturato nominale del 30,9% e dello 0,6% in termini reali, nonostante l’impatto dell’inflazione. Tuttavia i lavoratori hanno subito una perdita stimata intorno al 22% del potere d’acquisto, a causa di un aumento del costo medio del personale soltanto del 2%. Questi dati incredibili emergono da un’indagine annuale condotta dall’area studi di Mediobanca su aziende industriali e terziarie italiane di grande e di media dimensione.

I lavoratori italiani continuano a soffrire a causa dell’inflazione, con salari che rimangono invariati o aumentano solo leggermente, mentre i prezzi dei beni aumentano considerevolmente. Questa disparità è evidente anche nel confronto con altri paesi dell’Ocse, dove i salari italiani sono i più bassi di 30 anni fa. L’indagine di Mediobanca mostra anche come l’incidenza del costo del lavoro nell’industria si sia ridotta dal 18,2% dell’80 all’8,4% nel 2022 a causa del progresso tecnologico, della automazione e qualcuno dice della servitizzazione. Insomma, come se questa quota dei salari sul PIL non fosse già ai minimi storici.

E questa è una redistribuzione di ricchezza, certamente, purtroppo è una redistribuzione verso l’alto e non verso il basso, come era avvenuto per alcuni decenni, più o meno in epoca di espansione keynesiana. L’unica via d’uscita da una situazione del genere non è il contrasto all’inflazione, ma il rialleneamento delle retribuzioni. Cioè, il punto nodale qui è che molte volte si dice, beh, negli anni 70 si stava male, l’inflazione a due cifre, eccetera eccetera. Sì ma ricordo che in quegli anni i salari venivano riallineati molto di più di oggi rispetto all’inflazione quindi quello che conta per il cittadino non è il prezzo della roba ma il rapporto tra il prezzo e la capacità di spesa perché se il mio salario reale segue l’aumento dei prezzi problemi non ne vedo è un cambio numerico, il problema è se invece i prezzi salgono e i salari rimangono fermi.

E in questa situazione surreale che stiamo vedendo, con una banca centrale europea che aumenta i tassi, le aziende che sono in difficoltà e non assumono, e gli stipendi che rimangono bloccati con un’inflazione che sale, voi capite che siamo già in una situazione di stagnazione dell’economia, di stagflazione, cioè una situazione nella quale insieme all’inflazione c’è una domanda stagnante. E la domanda stagnante non è per ragioni strane, ma perché la gente non ha i soldi per comprare.