Ecco perché la pubblicità di Esselunga ha solleticato l’odio progressista contro la famiglia

Sta facendo molto discutere la recentissima pubblicità ideata e diffusa dalla catena di supermercati Esselunga. Una pubblicità che ha attivato un vero e proprio clamore incontenibile che si propaga per le reti sociali e che vede contrapposti gli italiani su due fronti: quello abitato da coloro i quali sostengono la bontà della pubblicità di Esselunga e quello forse più numeroso o comunque più rumoroso abitato da coloro i quali ritengono vergognosa e disdicevole la pubblicità suddetta.
Cosa mostra la pubblicità in sostanza? Mostra il punto di vista di una bambina che soffre per la separazione dei genitori.

Nella pubblicità la bambina ha una pesca che viene da lei di fatto proposta come possibilità del ritorno insieme della mamma e del papà. Sostanzialmente la mamma compra una pesca da regalare al papà con la speranza che i due tornino insieme. Ora quale che sia il giudizio che noi vogliamo dare della pubblicità è evidentemente stato un grande successo, dato il clamore che ha suscitato, e come si usa dire nella società dello spettacolo, in cui il far sapere è più importante del saper fare, l’importante è che se ne parli. Sicuramente di questa pubblicità si sta parlando ampiamente con toni molto divisivi.
Quello che stupisce a dire il vero è il clamore infastidito di quanti ritengono che questa pubblicità sia offensiva, poiché ritrae la figura tradizionale della famiglia composta da uomo, donna e figli nell’idea che in qualche modo per un bambino la separazione dei genitori sia un elemento di sofferenza a cui, se possibile, porre rimedio con un ripristino del legame familiare infranto.

Secondo gli araldi del nuovo ordine erotico-liberal-progressista, come sappiamo, la famiglia naturale in quanto tale è degna di essere archiviata. Usualmente le retoriche liberal-progressiste abbinano in maniera meccanica e irriflessa l’idea di famiglia a quella del patriarcato, dell’omofobia e del femminicidio, quasi come se non si desse alcuna distinzione tra queste cose e la famiglia fosse in quanto tale portatrice di istanze regressive.
Sappiamo il perché dell’odio dell’ordine liberale progressista contro la famiglia. La famiglia, infatti, è la base naturale della comunità.

È la prova provante, direbbe Aristotele, del fatto che l’uomo è un animale politico nel senso di fatto ad hoc per vivere nella polis, nella relazione sociale, non come individuo isolato – come invece se lo figura l’ordine mentale neoliberista. E dunque non stupisce che l’ideologia woke così in auge, quella funzionale al liberal progressismo che è economicamente di destra e culturalmente di sinistra e che si fonda sull’idea robinsoniana dell’individuo liberal-libertario, tanto si accanisca contro la pubblicità della Esselunga che ha usato, udite udite, far tornare al centro della scena la famiglia e l’esigenza di una sua riunificazione sotto l’auspicio di una bambina che dona una pesca al papà. Insomma potremmo ben dire che al centro di questa pubblicità abbiamo, variando un noto tema della cultura classica, la pesca della discordia.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro