Sainz, è l’ora di finirla

Le cose belle non commettono mai peccato; a volte sono a disposizione di tutti, come i fiori o i panorami; a volte sono per pochi, come i gioielli più esclusivi o gli orologi a tiratura limitata, i cui rari esemplari possono arrivare a costare centinaia di migliaia di Euro. Pochissimi possono permetterseli, tutti possono ammirarli. È il lusso, bellezza, che di per sé non ha mai offeso nessuno. Poi ci sono le possibili distorsioni del valore che si dà alle cose, che quando diviene eccessivo rende gli oggetti e il loro possesso più importanti degli individui, o dei valori e questo è un disvalore. 

Giudicare una persona di poco valore perché non possiede determinati oggetti o non veste in un determinato modo è stupido, oltre che ingiusto, tentano di insegnarcelo fin dalle scuole elementari. Ci insegnano un po’ meno che non si dovrebbe giudicare una persona neanche quando certi oggetti li possiede. In entrambi i casi, si tocca l’apice della superficialità. 

Negli ultimi giorni è accaduto che Carlos Sainz, un rappresentante di uno degli ambienti più elitari e privilegiati in assoluto, come tutti i piloti di Formula Uno, dopo il Gran Premio di Monza abbia occupato le cronache quasi più per il tentato furto del suo orologio Richard Mille che per l’onorevole terzo posto ottenuto in gara. 

Più che altro, da un tweet di una seria e autorevole professionista dell’informazione come Tiziana Ferrario, ci è sembrato di capire che per lei è più scandaloso che il pilota della Ferrari si sia fatto fotografare con l’orologio recuperato neutralizzando i ladri rispetto al tentativo di furto stesso. Accusa mossa nei confronti di uno che siede nell’abitacolo della Ferrari di Formula Uno e al quale l’orologio tra l’altro è stato regalato dalla Richard Mille, che sponsorizza la monoposto di Maranello e per la quale di conseguenza il pilota spagnolo è un testimonial. 

Esiste anche il populismo di sinistra, come già sapevamo, che quando ci si mette riesce a superare quanto a toni grotteschi quello di destra. Una polemica così sterile, che non diminuisce la stima di chi scrive nei confronti della Signora Ferrario, ci fa però interrogare ancora una volta sul perché si debba perdere tempo a confondere la fuffa con la sostanza: se davvero la Ferrario pensa che l’orologio di Sainz sia un manifesto di disuguaglianza, dovremmo dare per scontato che il tailleur che la signora indossa nella foto profilo provenga dal mercato di Via Sannio e l’anello che ha al dito l’abbia preso da un ambulante sulla spiaggia. 

Alla fine, gli unici ad aver attribuito all’orologio il valore che merita, né più, né meno, sono stati i ladri. 

Paolo Marcacci