Musk vs Zuckerberg: la sentenza di Contri ▷ “Uno un geniaccio, l’altro un imbecille”

Un genio, miliardario, playboy, filantropo“.
E’ così che si definisce Tony Stark, alias Iron Man. Un genio che ha inventato un supereroe.
Un genio miliardario che non sta lì neanche a nascondere la propria identità, quando si tratta di mostrarsi con l’armatura.
Una vera e propria manifestazione, si può dire, del “sogno americano“, dell’uomo di successo.
Una descrizione che però non è riservata solo al mondo cinematografico Marvel: anche qui, nel mondo reale, abbiamo i nostri “esempi” della persona di grande successo. Spesso inseriti nelle copertine di Forbes come “i migliori”, portano sempre con loro nomi quali Microsoft, Facebook, Amazon e SpaceX. Bill Gates, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos ed Elon Musk: sono solo alcuni dei nomi ai quali viene riservata dai media mainstream un racconto quasi sempre elogiativo.

Ad alcuni di questi si possono menzionare film come quello dedicato al CEO di Meta, “The Social Network”, e documentari vari sul percorso di successo degli altri nomi. Un racconto di come spesso, da un garage della classica villetta statunitense, sia nato un impero miliardario.
Ma sarà davvero tutto rose e fiori? Fabio Duranti tuona in diretta: “Credono che questi siano dei geni, filantropi, geni, eccetera.
Non è vero. Hanno semplicemente rubato idee di altri, le hanno depredate, le hanno messe in pratica. Musk è un genio, tranne per idee come Neuralink, l’altro un fantoccio“.
E da quei racconti allora spuntano poi nell’era contemporanea i cosiddetti “tutorial” che spiegano come diventare simili a loro, tramite piccoli ed insoliti suggerimenti. “Alzati alle 5 di mattina, sarai più produttivo” e consigli non troppo differenti vengono portati dai più fanatici sui social.

Per Alberto Contri, docente di Comunicazione, le cose stanno in modo molto diverso da come viene raccontato.
I tipi come Zuckerberg sono stati messi lì su ricerche fatte dall’esercito americano, ricerche di carattere militare.
Poi hanno preso un ragazzotto per far passare il concetto del sogno americano che una persona qualsiasi in una cantina si può inventare questa roba qua, che non è vero per niente. Però poi tutti ci credono